MISTERI E CURIOSITA':

 

Sfere metalliche

Negli anni passati i minatori del Sudafrica hanno ritrovato centinaia di sfere metalliche con 3 incisioni parallele, lungo l'equatore delle sfere. Le sfere sono di due tipi: "...uno di metallo bluastro con punti bianchi, e un altro di sfere cave riempite nel centro di un materiale elastico" (Jimison 1982). Roelf Marx, sovrintendente del Museo di Klerksdorp, in Sudafrica, dove sono conservate alcune sfere, ha dichiarato: "Le sfere sono un completo mistero. Esse sembrano lavorate dall'uomo, ma risalgono ad un'epoca in cui, secondo la storia della Terra, non esisteva alcuna forma di vita intelligente. Questi reperti sono qualche cosa che non ho mai visto prima" (Jimison 1982).

 

In una lettera datata 12 settembre 1984, Roelf Marx fornisce ulteriori informazioni sulle misteriose sfere: "Non è stato pubblicato alcuno studio scentifico sulle sfere, ma i fatti sono chiari. Esse furono trovate nella pirofilite, scavata vicino a Ottosdal, nel Transvaal occidentale. Questa pirofilite (Al2Si4O10(OH)2) è un minerale secondario, abbastanza tenero, calcolato a 3 punti della Scala di Mohs, formatosi dalle sedimentazioni circa 2,8 miliardi di anni fa. D'altra parte le sfere, che hanno una struttura fibrosa all'interno ed un guscio esterno, sono molto dure e non è possibile scalfirle nemmeno con una punta d'acciaio. La Scala di durezza di Mohs è così chiamata dal nome di Friedrich Mohs, che scelse 10 minerali come punti di riferimento per le prove comparative di durezza, usando il talco come grado 1 ed il diamante come grado 10.

Nella sua lettera, Marx dichiarò che A. Bisschoff, un professore di geologia all'Università di Potchefstroom, disse che le sfere erano una "concrezione di limonite". La limonite è un tipo di minerale ferroso. Una concrezione è una massa avvolgente e compatta di roccia, formata dalla cementazione localizzata intorno ad un nucleo.

Un primo problema, in apparente contrasto con l'ipotesi della limonite, riguarda proprio la loro durezza. Come abbiamo anticipato, le sfere metalliche non possono essere scalfite da una punta d'acciaio, indicando quindi un'estrema durezza. Ma i riferimenti standard della limonite indicano da 4 a 5,5 gradi della Scala di Mohs, vale a dire un basso grado di durezza (Kourmisky 1977). Inoltre le concrezioni di limonite normalmente si presentano in gruppi, come bolle di sapone attaccate l'una all'altra e, ovviamente, prive delle scanalature orizzontali.

In assenza di spiegazioni soddisfacenti, le prove raccolte lasciano intendere che siamo di fronte a qualcosa di misterioso, lasciando aperta la possibilità che le sfere del Sudafrica, trovate in un deposito precambriano vecchio di 2,8 miliardi di anni, siano state lavorate da un essere intelligente.

Bibliografia:

Jimison, S. (1982) "Scientists baffled by space spheres." Weekly World News, July 27. Kourmisky, J., ed. (1977) Illustrated Encylopedia of Minerals and Rocks. London, Octopus. Marx, R. (1984) personal communication, September 12.

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Scoperto antenato comune scimmia e uomo

Rinvenuto in Spagna lo scheletro del Pierolapithecus catalaunicus vissuto circa 13 milioni di anni fa

MADRID (SPAGNA) - Potrebbe essere l'anello mancante della scala evolutiva umana. Una proto-scimmia vissuta 13 milioni di anni fa, i cui resti fossili sono stati scoperti in Spagna, potrebbe infatti essere il candidato più antico finora rinvenuto al titolo di antenato comune delle scimmie e dell’uomo. Lo sostengono gli autori della scoperta, nel resoconto pubblicato sulla rivista Science.

LA PROTOSCIMMIA - La creatura aveva il corpo simile a quello di una scimmia, mani come quelle degli attuali scimpanzè, ma la postura eretta come quella degli esseri umani. Secondo gli antropologi, la sua scoperta riempie un vuoto fra esemplari più primitivi ed altri più vicini a noi.

Aggiunge una pagina nuova alla storia dei progenitori dell’uomo. La nuova specie è stata battezzata Pierolapithecus catalaunicus, essendo stata scoperta in località Pierola nella regione spagnola della Catalogna, durante lavori di scavo. L’antropologo Salvador Moya-Sola, dell’Istituto di Paleontologia Miguel Crusafort, ha riconosciuto immediatamente l’importanza del ritrovamento. Isolata la zona, sono state estratti 83 fossili di ossa in eccellente stato di conservazione. La conformazione dei denti ha permesso di capire che la creatura si alimentava di frutti e bacche. Quella degli arti che era un eccellente arrampicatore. La colonna vertebrale e la cassa toracica hanno confermato la postura eretta. Non è chiaro se la scoperta sposti le origini dell’uomo dall’Africa, dove finora erano stati trovati i resti più antichi, all’Europa. E’ possibile che le creature vivessero in entrambe le zone. Occorreranno altri studi e altri ritrovamenti anche per decidere se questa sia la specie che diede origine al grande albero delle proto-scimmie dal quale derivarono i rami che portano alle scimmie attuali e all’uomo. Le grandi scimmie comprendono animali come gorilla, orangutang, scimpanzè e uomo. Il gruppo si suddivise in specie diverse, pensano i paleontologi, in un’epoca tra i 14 e i 16 milioni di anni fa.

Fonte: Corriere della Sera

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Brasile: scoperta specie sconosciuta di dinosauro

RIO DE JANEIRO - I fossili di una specie sconosciuta di dinosauri sono stati trovati in Brasile. A riferirlo e' il sito della Bbc che riporta la scoperta fatta per caso da un anziano durante una passeggiata nello stato del Rio Grande do Sul. I dinosauri vivevano circa 225 milioni di anni fa, erano lunghi due metri e mezzo, pesavano una settantina di chili ed erano erbivori. Esemplari simili sono stati trovati in Europa.

AGR - Fonte: Il Corriere.it Ultima ora - 04 dic 08:28

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Il primo linguaggio era a schiocchi Di Silvana Bencivelli

LA PRIMA LINGUA parlata dall'uomo è stata una lingua a "clic", ossia ricca di schiocchi della lingua sul palato, come quelle ancora in uso in certe regioni dell'Africa. Uno studio genetico sembrerebbe infatti dimostrare che il clic è un suono disceso direttamente dal linguaggio primitivo dell'uomo. Oggi esistono una trentina di gruppi etnici africani che utilizzano una serie di quattro o cinque clic diversi, ottenuti appoggiando la lingua al palato e facendola scivolare in avanti e verso il basso. Fuori dall'Africa, l'unico idioma conosciuto che adotta un suono simile è un antico linguaggio rituale degli aborigeni australiani, che oggi nessuno sa più parlare.

L'ipotesi per la quale queste lingue sarebbero discendenti dirette della "lingua madre" dell'umanità sembrerebbe dimostrata dall'analisi del Dna mitocondriale dei gruppi etnici che le utilizzano. Un gruppo di ricercatori del Mountain Laboratory of Anthropological Genetics di Stanford, diretto da Alec Knight e Joanna Mountain, ha mostrato che due di queste popolazioni hanno un'origine molto remota e che probabilmente la loro divergenza costituisce la prima grande separazione della discendenza umana. Il fatto che entrambe le lingue possiedano questi suoni e che siano parlate da due popoli considerati alla radice del nostro albero genealogico, ha portato i ricercatori a pensare che i clic siano una vestigia dell'idioma madre della storia dell'umanità.

Sulla sopravvivenza dei clic nei linguaggi africani esistono però ipotesi diverse: Alec Knight suggerisce che questo tipo di suoni, così come certi mormorii, possano permettere ai cacciatori di parlare nella giungla, senza spaventare le prede. Per Anthony Traill invece, specialista delle lingue a clic dell'Università di Witwatersrand in Sudafrica, questa spiegazione non è tanto plausibile, perché sul piano acustico il clic è un suono abbastanza violento. Traill conferma invece che, nei processi di evoluzione delle lingue umane si è sempre assistito all'evoluzione di un suono a clic in un altra consonante, ma mai il processo inverso. Un'osservazione che, se vera, corroborerebbe l'ipotesi dei ricercatori di Stanford.

Non tutti i linguisti concordano con l'ipotesi avanzata, anche perché, secondo la teoria oggi dominante, la comparsa dell'uomo moderno (da un punto di vista “comportamentale”) è avvenuta circa cinquantamila anni fa, in seguito ad una mutazione genetica che gli ha permesso di sviluppare le capacità di vocalizzazione.

Se gli scienziati di Stanford avessero ragione, questa data andrebbe spostata almeno alla data di separazione fra i due popoli: centododicimila anni fa, con un margine di errore di quarantaduemila anni. Knight sostiene che questa incongruenza è solo apparente: i clic potrebbero essere stati parte del primo linguaggio umano completamente articolato, apparso in uno dei due gruppi cinquantamila anni fa. I possessori del gene del linguaggio avrebbero poi sterminato gli altri, imponendo ai sopravvissuti il loro idioma.

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Trovati i resti di uno Yeti L’uomo delle nevi viveva in Russia

L’abominevole uomo delle nevi non è una semplice invenzione della fantasia umana. Un gruppo di ricercatori ha detto infatti di aver ritrovato un arto inferiore non appartenente né ad un uomo né ad un animale. La sola possibilità, secondo gli scienziati, sarebbe quella che si tratti di una gamba di Yeti.

L’eccezionale scoperta, fatta da un team di ricercatori dell'Istituto di anatomo-patologia veterinaria di Barnaul, parla di una gamba risalente a migliaia di anni fa. Ricoperta ancora di un folto pelo rossiccio sarebbe stata ritrovata sarebbe stata ritrovata a circa 3mila metri d'altezza in un ghiacciaio sulle montagne siberiane dell'Altai.

Dopo averla sottoposta ad esami approfonditi, non ultimo una serie di analisi ai raggi X, gli scienziati hanno potuto dire con certezza si trattava di un essere adulto in grado di camminare eretto su due gambe. L'arto, il cui piede equivale a un normale “numero 39”, è provvisto di dita dotate a loro volta di artigli posizionate al contrario. Le dita sono costituite da tre falangi anziché due.

La leggenda dello Yeti arriva da molto lontano e si perde nella notte dei tempi. Leggendario abitante delle nevi dell'Himalaya dall'aspetto di uno sgradevole scimmione viene chiamato anche "Bigfoot" negli Stati Uniti e "Sasquatch" in Canada.

Nelle credenze antiche esistevano esseri a metà fra uomo e animale, quali "Enkidu" nell'epopea di Gilgamesh, fauni, satiri e centauri nella mitologia greca e "Grendel" nel poema anglosassone Beowulf.

Nel 1960 uno scalatore, Edmund Hillary, diede inizio alle ricerche, indagando anche su un avvistamento compiuto dallo sherpa Tensing Norkey, ma non trovò alcuna prova. Da allora gli studiosi hanno raccolto prove quali impronte, parti del corpo, peli e alcune fotografie, hanno preso in esame l'intero patrimonio di credenze e tradizioni delle regioni in cui è stato avvistato lo yeti, hanno addirittura stilato dei piani per l'eventuale cattura, ma nella maggioranza dei casi le prove tangibili si sono rivelate false o errate.

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SPEDIZIONE RUSSA, ABBIAMO TROVATO L'ARCA DI NOE' MOSCA

Una spedizione organizzata dall'associazione russa 'Pianeta Sconosciuto' afferma di aver trovato sulla catena dell'Ararat quella che essa ritiene sia l'Arca di Noe', gia' fotografata negli anni scorsi dallo spazio, cioe' un'enorme struttura in legno pietrificato che corrisponderebbe alle misure fornite dalla Bibbia. La notizia del ritrovamento e' stata data dal capo della missione, Andrei Polyakov, un linguista e documentarista, sul sito di 'Pianeta Sconosciuto' che produce film sui misteri della Terra, e interviste alla stampa russa.

Polyakov sostiene di avere ottenuto il permesso delle autorita' turche per salire sull'Ararat, chiuso in relazione ai problemi di sicurezza nel sudest curdo, e di avere raggiunto il luogo dove si troverebbe l'Arca. ''L'Arca non e' sulla cima dell'Ararat ma ad una trentina di chilometri da essa - dice Polyakov - e la stessa Bibbia afferma che essa era approdata non sull'Ararat ma ''sulle montagne dell'Ararat''. ''E' una struttura enorme di legname pietrificato lunga 150 metri, larga 25 e alta 15 che assomiglia ad una nave con il ponte grande come un campo di calcio'' spiega Polyakov il quale aggiunge che la spedizione ha trovato sul posto delle enormi lastre di pietra che potrebbero essere le ''ancore''. ''Ma sono talmente tante che fanno pensare ad un'intera flottiglia di navi'' piuttosto che ad una sola enorme imbarcazione, dice il capo della spedizione che trasmettera' un documentario sull'argomento sui canali televisi russi nel mese di novembre.

In seguito ad un terremoto avvenuto nel 1948, secondo fonti locali curde citate da Polyakov, l'Arca si sarebbe spaccata in due, e una parte di essa spunta ora dalla terra ed e' visibile per un'altezza di due metri mentre il resto rimane sepolto. ''Tocca naturalmente agli studiosi appurare con certezza se si tratti proprio dell'Arca'' dice Polyakov il quale annuncia una nuova piu grande spedizione internazionale per risolvere una volta per tutte il mistero dell'Arca. Fonte Ansa: 01/11/2003

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Trovata la prima maschera umana Opera di Neandertal di Emanuele Perugini

Una piccola pietra di selce di dieci centimetri molto somigliante ad un volto umano potrebbe essere il miglior esempio di arte Neandertal mai trovato fino ad oggi, lo rivela un articolo pubblicato sulla rivista «Antiquity». La maschera, perché di questo sembra trattarsi, è stata portata alla luce da due archeologi francesi, Jean-Claude Marquet, curatore del Museo della preistoria di Grand-Pressigny in Francia, e da Michel Lorblanchet, direttore delle ricerche del CNRS di Roc des Monges, a Saint-Sozy, due ricercatori molto apprezzati nel settore dell'archeologia preistorica.

Dalle prime analisi svolte sulla statua sembra che risalga ad almeno 35-32mila anni fa. Gli archeologi l'hanno rinvenuta nella zona di La Roche-Cotard, sulla Loira. Il sito dove è stata portata alla luce era già conosciuto, ma solo recentemente nel corso degli scavi, sono emersi alcuni livelli stratigrafici risalenti alla cosiddetta «Cultura Musteriana», una forma culturale sviluppata dagli uomini di Neandertal nel periodo del Paleolitico medio. La maschera è stata trovata in quello che anticamente sembrava essere un letto di un fiume che scorreva proprio davanti all'ingresso di una grotta abitata dai nostri antichi cugini. Anche il resto del materiale rinvenuto intorno alla maschera, e cioè pietre scheggiate e ossa di animali sembrano essere dello stesso periodo.

La pietra sembra essere stata grossolanamente lavorata per farla sembrare una faccia umana. Lo scultore neandertaliano ha infatti usato una pietra che già gli ricordava un volto umano e l'ha poi meglio rifinita con pochi e rozzi colpi. Il vero colpo d'artista è quello di aver sfruttato delle cavità naturali della pietra stessa per inserire al loro interno delle schegge di osso di animali in modo da riprodurre gli occhi. «Crediamo - hanno scritto i due ricercatori nell'articolo di presentazione della loro scoperta - che si tratti di una sorta di “proto-figurina” costituita da una piccola pietra la cui sagoma naturale evoca grossolanamente una faccia umana dal profilo triangolare. Meglio - aggiungono - sembra essere una maschera di quelle in uso a Carnevale da porsi sulla parte alta del viso simulando una faccia umana o forse quella di un felino».

«Se non fosse stato per quei due intarsi in osso anch'io sarei stato scettico su quella pietra. Invece sembra proprio essere l'opera di un uomo di Neandertal», ha spiegato Alberto Marretta, ricercatore del Centro Camuno di studi preistorici di Capo di Ponte (Brescia). «Certo si tratta di un'opera molto rozza ed elementare che è estremamente diversa da quelle che siamo abituati a vedere e che sono opera degli Homo sapiens - ha aggiunto - ma anche questa maschera è un'ulteriore prova che anche tra i Neandertal erano molto sviluppate non solo le capacità di espressione, ma anche quelle di astrazione dei concetti».

l'Unità Online

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Scoperta la causa della più grande estinzione di massa

Se un cataclisma scatenato da un meteorite ha sterminato i dinosauri 60 milioni di anni fa, è stato invece un gas ad uccidere quasi tutti gli esseri viventi della Terra 190 milioni di anni prima

La più grande estinzione di massa nella storia terrestre, avvenuta 250 milioni di anni fa, potrebbe avere finalmente un colpevole. Non un asteroide abbattutosi sul nostro pianeta, bensì un eccesso di idrogeno solforato nell'atmosfera, in base alle recenti scoperte presentate negli Stati Uniti, a Seattle, nel congresso annuale della Società americana di geologia.

Sul fatto che fu un meteorite caduto sulla Terra a determinare la scomparsa dei dinosauri 60 milioni di anni fa sembrano infatti non esserci dubbi, ma la causa della più grande estinzione di massa nella storia del pianeta, 251 milioni di anni fa, era ancora sconosciuta, affermano i geologi. L'estinzione nel periodo tardo Permiano, infatti, interessò ben il 95% di tutte le specie presenti sulla Terra, contro il 75% del periodo in cui si estinsero i dinosauri, ha sottolineato nel congresso l'esperto di scienze geologiche Lee Kump: 'Il periodo tardo Permiano rimane dunque un rebus, dal momento - ha spiegato - che non c'è alcuna prova dell'impatto di un asteroide'.

Quale spiegazione, allora, per questa estinzione di massa? I ricercatori hanno dimostrato che nel tardo Permiano le acque profonde degli oceani erano prive di ossigeno e ulteriori ricerche hanno evidenziato come, all'epoca, l'area della piattaforma continentale fosse anch'essa priva di ossigeno. Una possibile spiegazione, dunque, è che il livello del mare si sia tanto innalzato da far sì che le acque profonde, prive di ossigeno, ricoprissero la piattaforma. Una seconda possibilità, invece, è che le acque superficiali dell'oceano si siano mescolate con quelle profonde, portando al livello superficiale le acque prive di ossigeno.

A questo punto, la decomposizione di organismi nell'oceano profondo può aver determinato una sovrabbondanza di anidride carbonica. Ad ogni modo, ha affermato Kump, 'è improbabile che l'estinzione di massa sulla Terra sia stata una conseguenza dei livelli di anidride carbonica. Inoltre le piante, in generale, amano questa sostanza ed è dunque inverosimile pensare a tale elemento come ad un meccanismo killer'. Al contrario, l'idrogeno solforato - prodotto negli oceani attraverso la decomposizione del solfato ad opera di particolari batteri - può facilmente uccidere piante ed animali oceanici e terrestri.

Fonte: Newton

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Paleontologia: in asia il più antico antenato dell'uomo

PECHINO - Un animaletto di non più di 30 grammi di peso, ghiotto di insetti cui forse dava la caccia di giorno in Asia già 55 milioni di anni fa, potrebbe essere il più lontano antenato dell'uomo. Appare così, sulla rivista Nature, l'identikit di un nuovo fossile rinvenuto in Cina dal gruppo Istituto di Paleontologia e Paleoantropologia dei Vertebrati dell'università di Pechino coordinato da Xijun Ni. Secondo i ricercatori il piccolo mammifero potrebbe essere il progenitore di tutti i primati, il gruppo di mammiferi che comprende scimmie e uomo.

Il fossile, scoperto nella provincia di Hunan, comprende un piccolo cranio e una mascella che dovevano appartenere ad un insettivoro, almeno a giudicare dai denti taglienti. Si tratta del più piccolo primate mai trovato e la scoperta potrebbe avere gigantesche ripercussioni in Paleontologia: non solo il suo ritrovamento fa pensare che la culla dei primati sia in Asia piuttosto che in Nord America, dove fino ad oggi gli scienziati l'avevano collocata. Ma potrebbe anche rappresentare la prova che questi esemplari siano migrati dall'Asia in Europa e Nord America in un secondo tempo.

Ma quest'ipotesi migratoria divide da subito gli scienziati, i quali mettono in campo anche la possibilità che due famiglie di primati siano nate in maniera del tutto indipendente l'una dall'altra nei due continenti Asia e America.

Ma non è tutto, il ritrovamento riaccende anche il dibattito sull'eventualità che i precursori dei primati si siano mossi tra Asia ed Europa, terre ancora separate dal mare in quel periodo, tanto che gli studiosi avevano sempre escluso simili passaggi. Con la scoperta questa supposizione vacilla e, anche se è difficile dire come, questi viaggi potrebbero essere avvenuti.

Gli esperti cinesi hanno infatti notato una similitudine non casuale tra il fossile, battezzato col nome scientifico di Teilhardina asiatica, e un'altra specie del genere Teilhardina, rinvenuta in Europa, per la precisione in Belgio, in precedenti scavi. Gli esemplari cinese e belga si somigliano a tal punto che, sostiene il ricercatore, devono avere un certo grado di parentela spiegabile con tutta probabilità con la migrazione da Asia ed Europa di un'unica specie di partenza.

Il fossile evidenzia un'esile struttura ma con ampia scatola cranica ed orbite oculari delimitate da ossa, tutti tratti distintivi di un primate. Le orbite piccole fanno pensare che fosse un animale attivo di giorno ed anche questo è un segno contraddittorio perché i primati più antichi sono ritenuti essere stati animali notturni.

Anche tra notte e giorno si accende una diatriba tra studiosi. Ad esempio, Robert Martin del Field Museum di Chicago sostiene che i colleghi cinesi abbiano tenuto in scarsa considerazione alcune informazioni sulla storia conservate dal cranio. Un grosso foro per il nervo olfattivo ed un'apertura altrettanto larga per i nervi connessi ai baffi secondo Martin fanno pensare ad un animale che si aggirava di notte guidato dal fiuto più che dalla vista.

Tutti questi dubbi indotti dal cranio dissotterrato, comunque, non devono offuscare una scoperta così importante, ribadisce lo stesso Martin, osservando che la scoperta comporta informazioni cruciali sui primi passi dei primati in Asia. Swiss Info

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Il Mistero di Orione

Tutto ebbe inizio nel Museo di antichità egiziane del Cairo, nel 1982. Percorrendo la galleria principale, gli occhi di Robert Bauval (ingegnere edile studioso di Egittologia) furono catturati da una fotografia aerea delle piramidi di Giza. Mai prima d'allora gli era capitato di notare il curioso spostamento della piramide di Micerino rispetto all'allineamento sud-ovest delle due piramidi più grandi. Tutte e tre le piramidi erano disposte ognuna lungo il suo asse meridiano (nord-sud). Inoltre, le due maggiori erano disposte lungo la diagonale sud-ovest, indicando una probabile unitarietà del progetto.

Tuttavia qualcosa non sembrava funzionare. Perché Micerino, altrettanto potente quanto i suoi predecessori e addirittura più amato dal suo popolo, si fece erigere un monumento assai più piccolo e meno maestoso? E inoltre, perché quella piccola piramide sembrava deviare dal progetto avviato?

Le tre piramidi di GizaDeviazione di Micerino dall'asse

Un fatto era certo: Micerino sapeva che la sua costruzione sarebbe stata molto più piccola delle altre due a Giza. Simili monumenti dovevano essere progettati con un largo anticipo, e il faraone doveva avere approvato il piano. Perché dunque approvare un progetto che lo avrebbe sminuito rispetto ai due predecessori? Il punto è che le piramidi di Giza non erano viste come singole opere monumentali, ma come parti in un complesso monumentale più ampio, che facesse di Giza una necropoli e ricomponesse la terra dei morti, il Duat, luogo "dove si trova Osiride".

A questo punto le domande erano: perché il piano generale prevedeva due grandi piramidi e una più piccola? Come collegare le piramidi a Osiride? e perché spostare la più piccola verso est?

Nel 1983, in una notte stellata dell'Arabia Saudita, Robert si svegliò e con un amico si soffermò ad ammirare le stelle della Cintura di Orione e la Via Lattea. Mentre l'amico gli insegnava a calcolare il punto della levata di Orione all'orizzonte, Robert si accorse che la stella più piccola della Cintura era spostata leggermente verso est, e tutte e tre le stelle erano inclinate in una direzione sud-ovest rispetto all'asse della Via Lattea.

Gli vennero alla mente i Testi delle Piramidi:

"Il Duat ha afferrato la mano del re nel punto dove si trova Orione...O Re Osiride...Recati alla Via d'acqua...possa una via di stelle fino al Duat stendersi per te nel punto dove si trova Orione..."

Nasceva allora il lungo cammino della Teoria della Correlazione di Robert Bauval, ben descritta nel suo libro "Il mistero di Orione".

Le tre Piramidi di Giza...................La Cintura di Orione

Il 22 marzo 1993, i media di tutto il mondo annunciarono con grande risalto che Rudolf Gantenbrink, uno sconosciuto ingegnere tedesco esperto di robotica, aveva compiuto la più significativa scoperta archeologica del secolo. Assunto dall'Istituto archeologico tedesco del Cairo per migliorare la ventilazione della Grande Piramide, Gantenbrink aveva inviato un minuscolo robot comandato a distanza, UPUAUT 2(in egiziano antico "colui che apre la via") su per il condotto meridionale della Camera della Regina. Arrestatosi dopo circa 65 metri, il robot rimandò attraverso un video le immagini di quella che pareva una porticina con una fascinosa fessura al di sotto. Il condotto misura 20X20 centimetri circa.

Ma allora lo scopo dei condotti di aerazione non doveva essere quello di areare, ma qualcosa d'altro. Quando la porta venne aperta, non stanze od oggetti furono rivenuti al di là di essa, ma stelle!

Il primo aprile 1993, via fax Rudolf inviò a Robert i risultati delle sue misurazioni sulle inclinazioni dei condotti della Grande Piramide.

CONDOTTO

Gantenbrink

Petrie

condotto sud Camera del Re

45°00'00"

44°30'00"

condotto nord Camera del Re

32°28'00"

31°00'00"

condotto sud Camera della Regina

39°30'00"

38°28'00"

fig.1 - Confronto fra le misurazioni di Gantenbrink e Petrie

Dato che tutte le inclinazioni erano leggermente più accentuate di quanto prima stimato, l'epoca della Grande Piramide sarebbe risultata un po' più recente. I condotti nord e sud della Camera del Re erano puntati rispettivamente verso Zeta Orionis e Alpha Draconis; il condotto sud della Camera della Regina era rivolto verso Sirio. Ecco i dati che ottenne Bauval:

Condotto

Gantenbrink

Epoca

Petrie

Epoca

C. Re sud

45°00'00"

c. 2475 a.C.

44°30'00"

c. 2600 a.C.

C. Re nord

32°28'00"

c. 2425 a.C.

31°00'00"

c. 2600 a.C.

C. Reg. sud

39°30'00"

c. 2400 a.C.

38°28'00"

c. 2750 a.C.

La conclusione era inevitabile. La Grande Piramide era stata costruita in un periodo compreso fra il 2475 a.C. e il 2400 a.C., quindi, in una data mediana attorno al 2450 a.C.

Le ultime misurazioni di Rudolf confermavano che i due condotti meridionali erano stati costruiti circa nello stesso periodo e che il condotto più alto puntava verso Zeta Orionis, la stella più bassa nella Cintura di Orione, in corrispondenza con il quadro della Grande Piramide nella teoria della correlazione di Orione. I tre condotti rimandavano ora con esattezza alla disposizione delle stelle e all'epoca intorno al 2450 a.C.

La correlazione di Cheope con Orione L'Astronomia è fondamentale alla Teoria della Correlazione di Bauval. In un ciclo di circa 26.000 anni la terra oscilla leggermente sul suo asse e questo produce ad un cambio apparente della posizione delle stelle. Questo fenomeno è noto come Precessione (le stelle, ad ogni mezzo ciclo, si troveranno ad una declinazione più bassa o più alta rispetto all'orizzonte). Quando la terra oscilla, la Stella Polare, che segna approssimativamente il Polo Celeste, cambia.

Attualmente è Polaris, dell'Ursa Minor, che marca il Polo Celeste ma al tempo delle Piramidi era marcato da Thuban nella costellazione del Drago. Nel 12.000 d.C. sarà Vega che marcherà il Polo.

La precessione stellareMa allora, se Bauval trovò conferma del periodo storico in cui vennero edificate le piramidi, dove sarebbe il mistero? Niente Atlantide o alieni?

In effetti, la ricerca di Bauval si complicò in seguito a tali scoperte, ma non venne scalfita affatto, anzi, ne fu rinvigorita.

Le ultime misure per i condotti confermarono la stupefacente precisione dei costruttori della Grande Piaramide quando avevano puntato i condotti su Sirio e la Cintura di Orione. Dato che, probabilmente, conoscevano i mutamenti precessionali, era anche verosimile che si rendessero conto di come quei condotti marcassero un'epoca (c. 2450 a.C.) Nei testi religiosi egiziani, spesso leggiamo del "Primo Tempo" in cui Osiride governò l'Egitto durante una primeva età dell'oro. Gli Egizi credevano che molto tempo prima gli dei avessero stabilito il sistema dell'ordine cosmico e l'avessero trasferito sulla loro terra. Una razza di dei aveva governato l'Egitto per molti millenni, prima di affidarlo alla linea mortale eppure divina dei faraoni. I faraoni, dal canto loro, rappresentavano il collegamento sacerdotale con gli dei e, per estensione, l'anello di congiunzione con il Primo Tempo, di cui custodivano le leggi e le cognizioni di saggezza. A che epoca risaliva il Primo Tempo? Era possibile usare i condotti e la precessione per stabilirlo? E la questione aveva a che fare con il ciclo precessionale della Cintura di Orione?

Robert Bauval e Adrian Gilbert, autori del libro, decisero di studiare più a fondo i cicli precessionali e tornarono allo Skyglobe 3.5 per individuare il periodo in cui la Cintura di Orione aveva cominciato il suo ultimo ciclo.

Gli antichi sacerdoti-astronomi di Eliopoli conoscevano i segreti del tempo perché osservavano e studiavano il moto apparente delle stelle, del sole e della luna. Erano quindi in grado di fissare un indicatore che nei secoli fosse in grado di segnare un'epoca. Così fu per la data di costruzione della Piramide di Cheope. Il segreto era la conoscenza della precessione delle stelle e la capacità di calcolare la misura del cambiamento per gli astri di Orione, per le Iadi e per Sirio.

Robert e Adrian analizzarono al computer le variazioni nella declinazione e nell'altezza al transito sul meridiano di Zeta Orionis nel corso di 13.000 anni (serie di dati che omettiamo per semplificare il discorso).

Ecco quanto emerse dal quadro visivo del cielo meridionale intorno al 10.400 a.C.: la disposizione della Cintura di Orione vista a "ovest" della Via Lattea coincide, con impressionante precisione, con il disegno e gli allineamenti delle tre piramidi di Giza!

La correlazione con Orione

Intorno al 2450 a.C. l'epoca in cui fu costruita la Grande Piramide, gli osservatori percepivano la correlazione quando vedevano la Cintura di Orione a est nel momento della levata eliaca di Sirio, secondo una perfetta corrispondenza "meridiano a meridiano", vale a dire, con le due immagini esattamente sovrapposte, questo è il momento in cui vediamo il Primo Tempo della Cintura di Orione attorno al 10.450 a.C.

Perché una data così lontana? Perché fornirci un indicatore precessionale definito dal condotto sud della Camera del Re correlato alla Cintura di Orione? Perché l'architetto che disegnò questo condotto e probabilmente tutta la piramide volle attrarre la nostra attenzione su quella data remota del Primo Tempo di Osiride, fissata intorno al 10.450 a.C.?

Mi sembra di aver esposto quelli che sono i punti cardinali della teoria della correlazione formulata da Robert Bauval negli scorsi anni e ancora in fase di sviluppo. Vorrei però in ultimo farvi riflettere sul periodo 10.450 a.C.

Chi di voi ha letto il Timeo di Platone, reso immortale dal mito di Atlantide che in tal dialogo e nel Critia viene sviluppato, si sarà accorto di aver già familiarizzato con questa data. Ebbene, per i neofiti tengo a precisare che quella data, secondo Platone, segna la fine della supremazia di Atlantide ed il catastrofico epilogo di una fiorente Civiltà che ancora oggi non si sa se sia esistita o meno.

Che ci sia un collegamento tra la stirpe divina di Atlantide e il Primo Tempo di Osiride e dell'Egitto Antico? Che si debba ricollegare il progetto unitario della piana di Giza con il preciso intento di tramandare nei secoli a venire la data in cui una razza di dei o uomini-dio instaurò il dominio sulle terre del Nilo?

Che l'Egitto e la sua storia siano la chiave per comprendere il mistero delle nostre origini?

 

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OGGETTI MYSTERIOSI

 

aerei nell' antichità

OGGETTI SIMILI AI MODERNI VELIVOLI VENNERO RITROVATI ANCHE AL DI LA' DELL' OCEANO, E PRECISAMENTE IN COLOMBIA, COSTA RICA, IN VENEZUELA ED IN PERU'.
IL MISTERO NON E' LIMITATO SOLO AGLI ANTICHI EGIZI, MA DUNQUE IN TUTTO IL MONDO.

In Colombia, nella Valle del Cauca, vennero ritrovati alcuni artefatti appartenenti alla cultura Calima (l° secolo a.C. - ll° secolo d.C.), e tra questi alcune miniature, scoperte trent' anni fa dall' archeologo Alan Landsburg ed oggi ammirabili in diversi musei del mondo. Vengono definite dagli archeologi "Colganti Zoomorfi" vale a dire "composizioni aventi forma animale" o identificate con stilizzazioni di pappagalli o pesci.


Le miniature esposte al Museo dell' Oro di Bogotà

E' evidente che in comune con questi animali hanno ben poco. Per molte di queste il viso addirittura appare umanizzato, e nessuna mostra il becco tipico di un uccello.
La maggior parte di queste miniature è esposta al Museo dell' Oro di Bogotà, presso la Banca Nazionale della Colombia, Al Museo Britannico di Londra, ed allo Smithsonian Institute di Washington.

Tutte le miniature misurano poco più di 5 centimetri e sono tra gli artefatti precolombiani più stupefacenti al mondo. Infatti, sebbene gli esperti di culture ispaniche li identifichino come oggetti di culto dalla forma animale, la loro aerodinamicità è sorprendentemente analoga a quella dei moderni jet con ali a delta.


Due miniature che ricordano i moderni jet

Può sembrare incredibile ma questa caratteristica è stata verificata da ingegneri aeronautici che ne hanno comprovato l' attitudine al volo.

Queste miniature furono dapprima oggetto di attenzione da parte di Ivan Sanderson, biologo, archeologo e scrittore, che per primo notò il loro aspetto "tecnologico". Successivamente l' ingegnere tedesco J.A. Ulrich, pilota di jet, dedusse che l' artefatto riproduceva perfettamente un caccia a reazione SAAB F-104, appena entrato, a quei tempi, in dotazione all' Aeronautica svedese. Anche un ufficiale tedesco, tenente Peter Belting, si interessò alle miniature riproducendo una di queste in scala 1:16 con materiale di schiuma per valutarne l' aerodinamicità, dotandolo di un motore elettrico e radiocomando.

Le prove eseguite sul modellino hanno dimostrato che si trattava di un aereo manovrabile e dotato di un' eccellente stabilità nel volo a vela. Gli spagnoli Romàn Molla, Justo Miranda e Paula Mercado hanno ricostruito modelli in scala di questi piccoli monili, e sottoponendoli alla galleria del vento ed a programmi di simulazioni di volo, confermarono che le miniature erano perfettamente aerodinamiche ed adatte al volo.


Altre miniature che ricordano moderni aerei a reazione

A questo punto ci si chiede come sia possibile che popolazioni vissute circa 2000 anni fa fossero a conoscenza di tecnologie tipiche della nostra epoca. Avevano visto qualcosa che riprodussero in un "Culto Cargo" (culto legato ad oggetti tecnologici divinizzati) oppure replicarono il ricordo mitizzato di macchine appartenute ad epoche precedenti ed a una cultura evoluta scomparsa?
Questa tecnologia suggerita dalle miniature può trovare riscontro nei miti dei popoli amerindi. Nel New Mexico, il più antico ed enigmatico ceppo razziale preispanico, gli Hopi, dichiariano di essere il primo popolo ad avere occupato le terre del Nuovo Continente dopo il diluvio che rappresentò la fine dell' era precedene (la terza, per gli Hopi. Attualmente saremmo alla fine della quarta) ed hanno conservato per millenni le loro tradizioni orali.

Ecco cosa ci dicono gli Hopi riguardo a quell' epoca scomparsa: "I sopravvissuti alla seconda purificazione uscirono in superficie e diedero vita al terzo mondo. L' umanità ebbe un' altra possibilità. Seguendo la parola del Grande Spirito, gli uomini si moltiplicarono sino a formare una complessa civiltà che edificò grandi città e sviluppò una scienza complessa, ma utilizzata a fini bellici in una guerra di sopraffazione. Con i loro velivoli, chiamati "Patuwvotas", gli uomini superavano grandi distanze e aggredivano i nemici. L' umanità aveva di nuovo abbandonato la via della pace. Allora il Grande Spirito volle punire gli uomini e diede ordine alla Donna Ragno di metter in salvo i più meritevoli su imbarcazioni impermeabili (un' analogia con l' arca di Noè). Sulla terra si riversarono gigantechi marosi e le città ed i continenti sprofondarono nel mare. Fu così che la terza umanità fu annientata da un diluvio".

Gli Hopi, come tutte le culture mondiali, serbano memoria di uno spaventoso diluvio che cancellò una civiltà che in questo caso viene descritta come tecnologicamente avanzata. I Patuwvotas descritti dagli Hopi sono le stesse macchine che hanno originato il culto di cui i modellini aurei dei Calima sono la testimonianza?

Le descrizioni tecnologiche dei patuwvotas possono inoltre ricollegarsi ai "Vimana" della letteratura vedica, apparecchi volanti che nei testi sanscriti vengono descritti con termini scientifici inequivocabilmente moderni.

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Civiltà Enigmatiche - Stonehenge

Nei paesaggi dell'Irlanda e della Gran Bretagna sono disseminati antichissimi "monumenti" megalitici: menhir, dolmen, pietre oscillanti e cromlech. Eppure queste pietre gigantesche furono collocate e ordinate secondo precisi calcoli astronomici da popolazioni all'apparenza primitive. Ma perché comunità dalla "economia di sussistenza" sentivano il bisogno di determinare con matematica sicurezza solstizi e movimenti lunari? Si può parlare di "ricerca scientifica" presso gli antichi Celti di Gran Bretagna e d'Irlanda? Un vecchio manoscritto conservato nella Biblioteca del Collegio del Corpus Christi a Cambridge raffigura il cerchio di pietre di Stonehenge con sotto questa didascalia.

"Stonehenge, presso Amersbury in Inghilterra. Nel 483 A.D. il Mago Merlino trasportò la danza dei Giganti dall'Inghilterra a Stonehenge"

Soffermiamoci sull'espressione "danza dei Giganti". Durante tutto il Medio Evo, le pietre ritte, i dolmen, i menhir, i cromlech furono noti in tutta l'Europa sotto le varie denominazioni di "pietre delle fiate, pietre vacillanti, pietre che girano ". L'arcivescovo di Uppsala in Svezia, Olaus Magnus, grande "fabbricatore" di libri, battezzò "danza dei Giganti" quegli strani cerchi di pietra, senza dubbio perché scorgeva in essi, al pari dell'amanuense del manoscritto di Cambridge, dei Giganti trasformati in pietra dal Mago Merlino durante un balletto misterioso. San Gildas vi scorgeva l'opera del diavolo:

"meraviglie diaboliche che superavano in mole e numero tutto ciò che aveva prodotto l'Egitto".

Lasciamo le epoche mitiche. Già nel 1747 Stukeley propose una ardita ipotesi. Stukeley fu uno strano personaggio. Medico, si interessava più alle pietre ritte che abbondano nello Wiltshire, che non alla medicina. Fin dalla più tenera infanzia, visse in mezzo a quei cerchi magici di pietre elevate, di allineamenti geometrici, e li interrogava. Li abbandonava solo per meglio pensare ad essi. Al ritorno, attratto dal loro mistero, chiedeva ad essi in ginocchio il segreto della loro simmetrica disposizione. Un giorno, dopo anni di pazienza, di studi e di meditazioni, ritenne di averlo scoperto. Ecco, secondo lui. il segreto:

Sulla collina Hakpen esiste un piccolo cerchio che precede un viale formato da sei o otto pietre, orientate da est a ovest. Fra Kennet e Avebury, vi è un altro viale che conduce ai cerchi, ma con direzione nord-sud. Se si congiungono questi frammenti con una linea curva e si sa guardare, si distingue perfettamente che Hakpen è la testa di un serpente, il viale il suo corpo e Avebury è una parte sinuosa del corpo, la cui coda si trova tracciata - più lontano - dalle due pietre del dolmen chiamato "Rifugio della pietra lunga" e situato a mezza strada tra Avebury e l'estremità dell'animale.

Stonehenge e i cromlech similari sono dunque testimonianze di un culto del serpente. A tale ofiolatria bisognava dare un nome per descrivere i templi all'aria aperta. Lo Stukeley dette loro il nome di "Dracontia". Ed ecco, sulla base di molti testi latini, inventato di sana pianta un nuovo culto.

Tuttavia, poco a poco, alcune osservazioni dapprima fortuite, poi controllate e confrontate, indussero qualche dotto a pensare ad un rapporto tra la forma di Stonehenge, il suo orientamento e il corso del sole. Pare che il primo a richiamare l'attenzione su tale eventualità sia stato un certo John Smith nel 1771. Ma, prima di esporre teorie e ipotesi moderne sull'origine, la data e il significato di Stonehenge, conviene dire qualche parola sul monumento.

Stonehenge è inserita essenzialmente entro un’area rituale di forma circolare, delimitata da un fossato e da una serie di cerchi di pietre poste verticalmente alle quali conduce un largo viale, orientato da nord a est e definito da due scavi. Al centro dell'area si innalzano altri monoliti, uno dei quali supera i dieci metri di altezza. Alcune pietre sostengono architravi che le uniscono due a due. Quattro di tali monoliti, sormontati da tre architravi, ancora si elevano così come erano all'origine, proprio di fronte al viale che conduce a Stonehenge.

Il cerchio di pietre esterno porta il nome di "Cerchio di Sarsen" espressione il cui significato si è perduto e che in senso stretto si applica soltanto ai menhir dello Wiltshire. La parola sarsen è stata poi estesa alla pietra arenaria a tubercoli con la quale tutti i monoliti sono stati realizzati. Il diametro del cerchio è di circa trenta metri. Sulla sua circonferenza si elevavano trenta monoliti, oggi ne rimangono solo sedici, che - quasi tutti - raggiungono i quattro metri di altezza. Gli architravi che li sormontano portano l'altezza complessiva a metri 4,75. Tali architravi, tagliati in forma di arco, sono leggermente più larghi alla sommità anziché alla base in modo da controbilanciare l'effetto della prospettiva. Essi erano fissati sulle pietre mediante un dado tagliato in modo da incastrarsi in una caletta ricavata nello spessore dell'architrave medesimo.

Nell'interno del Sarsen Circle vi è un secondo cerchio di ventitré metri di diametro: quello delle Pietre azzurre – Bluestone Circle - e di tali pietre ne restano una ventina, la maggior parte contrapposte diametralmente. Sempre verso l'interno, si succedono poi altri due ordini di pietre collocate in forma di ferro di cavallo, aperto in direzione nord-est.

Il primo, la cui costruzione ricorda quella del Sarsen Circle, era in origine formato da cinque gruppi di due monoliti, sormontati da un architrave. Il gruppo più alto raggiunge l'altezza di dieci metri. Il secondo, formato da strutture più piccole, conta diciannove pietre, la più alta delle quali raggiunge soltanto l'altezza di metri 2,40.

Al centro del monumento, entro il secondo ordine di pietre a ferro di cavallo., vi è una pietra piatta della lunghezza di circa cinque metri, coricata sul suolo. La forma e la giacitura le hanno valso il nome di "pietra di altare", appellativo che niente può giustificare.

Questo è Stonehenge. Notiamo qualche altro particolare: all'esterno del Sarsen Circle si rilevano due serie di buche "Z" e "Y", le prime a una distanza dal cerchio che varia fra metri 1,50 e metri 5. Le altre a circa 12 metri. La loro funzione rimane misteriosa. Non sembra esservi dubbio che furono scavate dopo l'erezione dei monoliti. In essi sono stati ritrovati resti di pietre e di vasellame. Infine, completamente all'esterno, contigua al fossato circolare, esiste una terza serie di buche, note sotto il termine di "Aubrey Holes", dal cognome dell'antiquario che le scoprì nel 1666.

Queste ultime furono accuratamente scavate lungo la circonferenza di un cerchio di 85 metri di diametro e il loro centro non si allontana mai più di 30 o 35 centimetri da tale cerchio. Come le buche "Z" e "Y", anche queste sono state trovato piene di resti diversi: ceneri di legna, residui di selci provenienti dal taglio di arnesi di pietra, tracce di cremazione ecc.

Sin qui nulla di eccezionale nella disposizione del complesso, se si eccettua la regolarità con cui sono collocati i grandi monoliti del Sarsen Circle e del Bluestone Circle e anche naturalmente ciò che desta meraviglia, è la mole di lavoro che richiese l'erezione di quei massi. Solo ciò basterebbe a far ricercare i motivi che dettero origine a una simile impresa.

Soffermiamoci su qualche punto di rilievo: le Quattro Stazioni per esempio. E il nome dato a quattro punti situati sul cerchio delle buche di Aubrey, segnati alcuni da pietre, altri da monticelli (piccoli tumuli, prominenze di terreno, che non superano l'altezza di metri 1,50). Vi è anzitutto una pietra che porta il numero 91 - tutte le pietre di Stonehenge hanno un numero e sono numerate in senso orario partendo dal viale di nord-est - posta tra le buche di Aubrey 10 e 11. Continuando nella stessa direzione e seguendo il cerchio delle buche di Aubrey si trova, a ricoprire le buche 17 e 18, un monticello che porta il numero 92, circondato da un fosso poco profondo. Diametralmente opposti alla pietra 91 e al monticello 92, si trovano una seconda pietra, la 93, e un secondo monticello, il 94. Se si congiungono questi quattro punti, due a due mediante due linee, il 91 con il 93 e il 92 con il 94, si rileva che le due linee si intersecano al centro, o molto vicino, di Stonehenge ove formano un angolo di 60% corrispondente all'angolo al centro di un triangolo equilatero.

Vi è di più. La Pietra del Tallone, Heel Storie n. 96, che è posta a circa 77 metri dal centro di Stonehenge nel viale che conduce al monumento, è in fila con un'altra pietra larga, detta Pietra del Massacro - n. 95 - coricata nel passaggio che, attraverso il fosso circolare, conduce al viale del monumento.

Tale pietra è chiamata così perché sul suo lato esterno si scorge ancora la traccia del tallone del monaco contro il quale l'aveva scagliata il diavolo. La Hell Storie, che è circondata da un fosso, è leggermente inclinata verso il monumento e, questa sentinella isolata, posta come è nel viale e rivolta verso il "santuario", sembra rendergli omaggio. L'inclinazione, che rammenta quella del fedele davanti alla divinità, rafforza l'effetto misterioso di quelle mute testimonianze di un culto dimenticato.

Davanti a tali quantità di pietre si può percepire la sensazione di un passato perduto nel subcosciente. Si comprende perché, nei secoli del Medio Evo mistico quando l'immaginazione popolava l'universo di demoni, elfi, giganti e fate, fu naturale scorgere in Stonehenge, come in molti altri monumenti megalitici, fantastici balletti di giganti pietrificati, qui per opera di un mago, altrove per l'intervento di un santo. A Stonehenge il Mago Merlino, nelle lande di Auray, San Cornelio. Se ci si mette al centro di Stonehenge e si guarda nella direzione della Hell Stone, si nota anzitutto che la sommità di quella pietra coincide con l'orizzonte e, se ha scelto per l’osservazione il giorno del solstizio di estate, il 21 giugno, scopre che in quel giorno il sole appare sulla sommità della pietra. Sembra sia stato l'antiquario John Smith a constatare per primo, nel 1771, tale coincidenza. Nel 1901 l'astronomo inglese Sir Norman Lockyer riprese lo studio del fenomeno e cercò di stabilire in quale misura gli allineamenti di Stonehenge potevano avere una qualche relazione con il corso del sole.

Il problema consisteva anzitutto nel determinare se la Hell Storie era stata messa là dove si trova in modo che la sua sommità coincidesse col sorgere del sole in un dato momento dell'anno. Si è potuto calcolare che il sole doveva apparire nel viale centrale e sulla sommità della pietra nell'anno 1840 a.C. Ma sappiamo che ad ogni levata del sole corrisponde, in un dato momento dell'anno, un tramonto del sole diametralmente opposto che però si può osservare solo se i due orizzonti della levata e del tramonto sono alla stessa altezza sull'orizzonte, così come avviene in mare. Alla levata del sole, osservata sulla sommità della Hell Stone, il 21 giugno nel solstizio di estate, corrisponde dunque un tramonto del sole, diametralmente opposto, il 21 dicembre, giorno del solstizio di inverno.

Che cosa si nota a Stonehenge? Torniamo al nostro punto di osservazione e precisamente il centro del monumento. Da qui. il 21 dicembre, si scorge il tramonto del sole proprio a sinistra della pietra più alta, quella che segna il posto del gruppo di due pietre poste verticalmente sormontate da un architrave. Ossia, quando il monumento era intatto, il sole appariva inquadrato in quella porta rocciosa.

Nel 1912, John Abercromby fece al riguardo una osservazione molto pertinente. Sino allora, seguendo le conclusioni un poco arrischiate di Sir Norman Lockyer, dei suoi predecessori e dei suoi discepoli, si riteneva in generale che Stonehenge fosse un monumento associato ad un culto solare e che la grande festa di tale culto avesse luogo nel solstizio di estate, il 21 giugno. Con molta sagacia, Abercromby fece notare che non vi è alcun tempio, in qualsiasi religione, nel quale, una volta entrati, si ritorni verso l'ingresso per porsi di fronte al punto dove si celebra il culto. Sembra dunque improbabile che l'oggetto del culto celebrato a Stonehenge sia stato il sole del solstizio di estate. Al contrario si può benissimo supporre che sia stato piuttosto il sole del solstizio di inverno, in quanto in quel periodo poteva apparire inquadrato nel grande arco centrale del monumento.

Qualunque opinione si abbia di tali giochi siderali, come li considerano - spesso a ragione alcuni archeologi, bisogna riconoscere che nel caso specifico, eccezionale, esistono fatti dalla cui constatazione non si può prescindere. Nel 1846, il Reverendo Eliot Duke fece dal canto suo un certo numero di osservazioni curiose sulle Quattro Stazioni e vide che esisteva una relazione tra la loro posizione e i solstizi di estate e di inverno. Fu lui ad osservare che due linee congiungenti le stazioni 9193 e 92-94 si intersecavano al centro di Stonehenge. Parimenti sembra che, dopo alcune osservazioni più recenti, vi sia una relazione tra Hell Stone e le Quattro Stazioni e che questi cinque siti siano più antichi del monumento stesso.

Sembrerebbe inoltre che, stando al centro di Stonehenge sia possibile vedere la levata del sole, sulla sommità della pietra 93, il 6 maggio e l’8 agosto e, sulla sommità della pietra 91, il 5 febbraio e l'8 novembre. Date che possono essere considerate come corrispondenti all'inizio delle quattro stagioni.

Ciò premesso, stando alle teorie solari e tralasciando quelle puramente fantastiche, qual è il significato di questo strano monumento? Alcuni sostengono, forse a ragione, che si trattava di un tempio dedicato a un culto solare la cui grande festa coincideva con il solstizio di inverno. Altri, seguendo le concezioni di Sir Arthur Evans, l'esploratore di Creta antica e dei palazzi minoici, vi scorgono l'immagine di un labirinto, l'ingresso di una tomba mistica, di un antro spalancato che metteva in comunicazione il mondo sublunare con il mondo infernale.

Tutto ciò appare piuttosto fantastico. almeno sino a quando non sarà effettivamente stabilito a quale popolo e a quale civiltà appartenesse Stonchenge.

E’ impossibile, oggi, collegare Stonehenge a questa o quella civiltà conosciuta, della Gran Bretagna o del continente. Naturalmente si è parlato dei Druidi, ma è noto che ad essi non appartiene alcun monumento dell'epoca del Bronzo o dei periodi anteriori. Dal XVIII secolo in poi si sono collegati i Druidi con Stonehenge senza supporto alcuno, e ciò ha condotto soltanto ad un vicolo cieco. I Druidi arrivarono nella Gran Bretagna non prima del V secolo a.C. ma Stonehenge è, con ogni evidenza, appartenente ad un periodo storico molto più antico.

In generale si ammette che il monumento possa appartenere alla fine del periodo Neolitico britannico o all’inizio dell'Età del Bronzo. Questo perché si sa che alcune popolazioni neolitiche avevano l'abitudine di innalzare monumenti megalitici e anche perché diversi oggetti ritrovati a Stonehenge appartengono a tale epoca. Si noterà tuttavia che nessun monumento dell'epoca neolitica si apparenta, sia pur da lontano, a Stonehenge. Se dunque accettiamo l'ipotesi neolitica la realizzazione del monumento sarebbe avvenuta intorno al 1800 a.C.

Stuart Piggott, dell'Università di Edimburgo, che di recente ha studiato Stonehenge, ritiene che il monumento appartenga a due periodi. Assegna l'area rituale, il fossato e le buche Aubrey alla fine del Neolitico verso il 1900-1800 a.C. e gli oggetti trovati presso le Bluestone, il Sarsen Circle e le altre pietre in esso contenute, intorno al periodo compreso tra il 1500 e il 1300 a.C. Ricollega così Stonehenge alle collinette rotonde della civiltà del Wessex, verso la fine della prima età del Bronzo.

R.S. Newall, al contrario, distingue cinque stadi di costruzione, ma fa rilevare che è impossibile decidere se essi fanno parte di un solo e unico progetto oppure se è trascorso un periodo di tempo più o meno lungo fra ciascuno di essi. In contrasto con Piggott, Newall ritiene che i cinque gruppi di archi che formano a Stonehenge il cerchio esterno a ferro di cavallo, somigliano stranamente, per la loro forma, a quei cortili esterni ai "cairn" dell'Irlanda settentrionale che sono unanimemente assegnati all'epoca neolitica.

Nel 1951, l'Università di Edimburgo decise di iniziare una nuova serie di ricerche a Stonehenge. La spedizione era diretta da Stuart Piggott accompagnato da RJ.C. Atkinson, da J.F.S. Stone e da R.S. Newall. La missione si era proposta il compito di studiare soprattutto il problema della data di erezione delle diverse parti del monumento e di stabilire un rilievo fotografico completo.

La Hell Stone è la pietra di volta sulla quale si fonda l'intera teoria solare e fu pertanto su di essa che si appuntarono le ricerche degli scienziati. Fu praticata una analisi accurata del terreno ai piedi della medesima e i resti che furono raccolti, una volta analizzati con il metodo del carbonio radioattivo, fornirono la data del 1848 a.C. con un errore possibile di 275 anni.

Appare evidente la coincidenza di tale data con quelle già precedentemente indicate. Le buche "V" e "Z" fornirono parimenti alcune materie organiche che permisero di fissare la loro data al 1500 a.C. corrispondente all'età del Bronzo.

Una serie di immagini scolpite sulla pietra n. 53 raffiguranti una scure e un pugnale fornirono altri argomenti di indagine che ancora oggi sono rimasti al semplice stato di ipotesi.

Le lame di scure, raffigurate in grandezza naturale sulla pietra di Stonehenge, non creano difficoltà di interpretazione. Sono tutte del tipo usato in Inghilterra nell'età del Bronzo e un esemplare di questo tipo è stata trovato non lontano da Stonehenge e si trova oggi nel museo di Salisbury. Invece il pugnale trovato inciso sulla pietra 53 è di tipo sconosciuto nell'Europa occidentale di quell'epoca. Tale forma è di un tipo scoperto sulla costa dell'Egeo. Infatti una stele che sormonta una delle tombe preomeriche di Micene, ci fornisce un modello simile di tale arma. In essa vediamo raffigurato sopra un carro un guerriero armato di uno di tali pugnali. a lama triangolare. Le tombe di Micene sono assegnate al 1600-1500 a.C. Se dunque le sculture di Stonehenge raffigurano ciò che pare sia ammesso da tutti, un pugnale di tipo miceneo, avremmo una nuova indicazione di possibili rapporti tra il mondo Egeo e la Gran Bretagna durante l'età del Bronzo.

Ma il mistero tuttavia perdura completo, sia circa l’architetto, sia circa il popolo che si recava a Stonehenge per adorare il sole.

Quale fu il popolo che spostava come per gioco tali massi di pietra? Quali riti esso celebrava con lunghe processioni che percorrendo il viale a passi lenti si dirigevano verso il santuario?

Nei secoli trascorsi. erano offerti solo canti e preghiere oppure su quelle enormi e immense lastre di pietra, la Pietra del Massacro e l'Altare colò il sangue e al sole, fonte di ogni vita, furono offerti come nel Messico, cuori ancora palpitanti? Non sapremo mai niente di tutto ciò.

Talvolta dobbiamo rassegnarci a non sapere mai. Dopo il Mago Merlino, dopo la Danza dei Giganti, ecco ora che appare anche lo spettro di Dedalo che, proveniente dalla lontana Grecia anche lui erra, tra le rovine di Stonehenge, come il principe Oberon e il folletto Puck, il re Artù, la fata Morgana e i Cavalieri della Tavola Rotonda.

Il mistero rimane intatto!

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Una strana scomparsa...

Che ci sia lo zampino alieno?...sentite un po'..Il 23 Settembre del 1880, in un pomeriggio assolato e davanti a cinque testimoni, accadde una cosa incredibile!! un certo sig. David Lang, agricoltore benestante del Tennessee, stava passeggiando davanti casa sua a Gallatin, poco distanti la moglie e I due figli George e Sarah.La moglie era appena uscita per ricevere la visita del giudice August Peck, ed il cognato. Da poco distante David con un invitante sorriso saluto l'arrivo dei due amici, e andò al loro incontro, ma neanche fece pochi passi che Lang scomparve istantaneamente!!! un urlo della signora Lang destò gli amici che accorsero sul posto della scomparsa, ma di Lang nessuna traccia. Alla disperazione segui una vasta ricerca su tutta la contea da parte delle autorità, ma di David Lang nessuna traccia...la signora Lang non fece mai nessuna funzione funebre per la scomparsa del marito rifiutandosi categoricamente di saperlo morto. Una sera del 1881 la figlioletta Sarah corse in lacrime in casa sostenendo che nel punto dove scomparve il padre vi era una sorta di cerchio..la signora Lang andò a controllare, la bambina sosteneva di sentire la voce lontana del padre imprecare aiuto, ma la signora Lang non la sentiva, notò solo che sul campo ora era presente un grande cerchio di erba bruciata grande almeno 60 metri...

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Strane Piogge...

** In una località tra le cittadine di Cacapava e Sao Josè Dos Capos in Brasile, il 27/08/1978 vi fu una straordinaria e orribile pioggia di sangue e brandelli di carne, che caddero sentendo I nti dell'epoca, su una superficie di circa 400 mq, ed ebbe una durata ragguardevole...cinque minuti!! cosa è successo?

** Nell' agosto del 1869,in una fattoria di Los Nietos in California, piovvevo pezzi di carne e sangue, per tre minuti circa.Le condizioni atmosferiche erano calme e non c'erano nubi,la carne cadde a brandelli di varie misure dal millimetro a venti centimetri, erano visibili peli corti e sottili.Il fenomeno fu riferito dal "San Francisco Evening Bullettin" del 09 Agosto di quell'anno, riferendo che un caso anologo si ebbe anche, un paio di mesi prima nella contea di Santa Clara.

** Qualcosa di disgustosamente insorpottabile dall'odore , cadde nei dintorni di una cittadina chiamata Amherst nel Massachusetts, il 13 Agosto 1819. Ricoperta da una strana membrana, che sembrava stoffa,venne esaminata da un certo professor Rufus Grave, egli rimosse la membrana, riportando alla luce una sostanza grigia e molliccia, che esposta all'aria divenne subito livida aumentando il suo cattivo odore insopportabile. La sostanza cominciò a liquefarsi, nei giorni successivi si asciugò, la membrana che la ricopriva si ridusse in polvere.

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Apparizioni...

Agli inizio degli anni 80, in un paesino della provincia Cosentina, un signore stavo rincasando tardi, dopo aver passato una serata con gli amici, per abbreviare il percorso che lo avrebbe riportato a casa, penso di tagliare per una stradina che costeggiava una zona un po' boscosa, essendo lo sterrato più interno rispetto alla strada, ma questo gli avrebbe fatto risparmiare molto tempo.Anche se con passo veloce, venne sorpreso nel notare che proprio di fianco al suo camminare vi era un fuoco a bivacco con alcune persone che parlavano sedute a terra, rallentando incuriosito notò che erano tutti uomini con strani vestiti non di questo tempo, venne assalito come da un'angoscia terribile senza nessun motivo visto che non era successo niente, ma come se una forza lo tirasse via da quella scena si volto di fretta iniziando a correre, si volto immediatamente nella corsa ad osservare se si erano accorti della sua presenza....ma!! nello stesso punto vi era il buio pesto!!! l'angoscia divenne terrore, ma si ritrovo' davanti l'inbocco della strada e l'inizio del quartiere...chi erano costoro? cosa aveva incrociato? spiriti? chissa...

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Da dove viene la vita?

Non è questo il luogo adatto per una simile discussione, ma ci basterà sapere almeno un paio di teorie tra le più interessanti… Una sostiene che le prime molecole organiche si sono unite per caso, nei mari primordiali, formando una struttura a sfera (è un processo chimico che possiamo sperimentare). L’altra dice che le prime molecole organiche, o addirittura le prime cellule già formate, sono giunte dallo spazio, forse a bordo di quelle ‘palle di ghiaccio’ che sono le comete. In ogni caso, la seconda ipotesi non fa che spostare il problema dell’origine della vita fuori dal nostro pianeta. La questione comunque rimane.

La probabilità di un’unione spontanea di molecole a formare la vita è veramente irrisoria. In poche parole,  la vita nell’universo non può essere frutto del caso. 

Forti di questa constatazione (e consci della sua immensa portata), sorvoliamo a velocità supersonica la storia della specie umana. Tutto ha inizio 10 mln anni fa, con una serie di sconvolgimenti geologici che interessano l’Africa: si crea una spaccatura (Rift Valley) che taglia in verticale la zona degli odierni grandi laghi africani. Questo sconvolge il clima: a ovest rimane la fitta foresta umida, a est si formano le aride savane e le praterie. Alcuni primati del tempo si adattano: scendono dagli alberi e imparano a sopravvivere in un ambiente nuovo, ampio e povero di piante. Da arboricoli diventano terrestri: è il preludio alla comparsa dell’uomo.

Studi paleontologici e genetici affermano che noi e le grandi scimmie africane (gorilla e scimpanzé) abbiamo un antenato in comune: un primate che tra 10 e 6 mln a.f. viveva sugli alberi, ma era già in grado di cavarsela negli ambienti aperti delle savane. Uno che insomma sapeva camminare su due zampe ma preferiva arrampicarsi sugli alberi.

Un fossile nuovo nuovo, datato 6 mln a.f, pare confermare questa ipotesi. Di certo, per ora, sappiamo che un primate bipede esisteva già 4,5 mln a.f.

Da questo momento è tutta una selva di forme ominidi: Ardipiteci, Australopiteci, Parantropi, Homo… ognuna di queste voci comprende varie specie di ominidi (per esempio, alcuni riconoscono 6 specie di Homo, dall’habilis al sapiens). Un vero ‘cespuglio evolutivo’, ricco di rami e rametti, quasi tutti però destinati all’estinzione: solo il ramo di Homo sopravviverà fino a oggi, e solo un rametto secondario di questo ramo non scomparirà: l’esile rametto dell’Homo sapiens.

Qui non voglio entrare nei dettagli, cioè spiegare chi erano e cosa facevano tutti questi ominidi, veri ‘esperimenti della natura’ per adattasi nel modo migliore al proprio ambiente. E nemmeno addentrarmi nel campo minato delle parentele fra tutte queste specie.

Mi preme invece osservare un fatto interessante, con il quale introduco l’intervento degli ooparts: qualche frammento di cranio, un pezzo di mandibola, un molare, un paio d’ossa della mano… Gli scheletri quasi completi, come la famosa Lucy, sono eventi davvero rarissimi. Eppure i paleoantropologi (gli studiosi della nostra storia) da un solo piccolo osso riescono a ricostruire l’aspetto dell’intero animale, e spesso possono capire come doveva vivere. E’ la stessa cosa che accade nelle indagini poliziesche.

Il punto essenziale è che in realtà esistono molti più fossili umani di quelli che ci vengono mostrati sui libri e in televisione. Proprio così.

La storia dell’uomo è costellata di ‘buchi’, zone oscure che lasciano dubbi e spronano alla ricerca. Ma è soprattutto disseminata di resti fossili ambigui, scomodi per questa teoria appena illustrata; fossili che sembrano mostrare una presenza umana molti milioni di anni prima la nascita ‘ufficiale’ dell’uomo. Esistono fossili che potrebbero stravolgere la nostra storia. Perché potrebbero? Perché si tratta di resti trovati un secolo fa o più, resti svaniti nel nulla, o sepolti nel dimenticatoio dei magazzini di qualche museo. Resti che nessuno si prende la briga di datare con i nuovi metodi oggi a disposizione. Perché? Perché nessuno vuol sapere nulla di questi fossili? Perché nessuno vuole riprenderli in mano per correggere o confermare la loro datazione, fatta magari più di cento anni fa?

La nostra storia è la storia più affascinante che la paleontologia possa raccontarci. E’ una storia di conquiste, avversità, reperti scoperti e… reperti occultati.(di Elena Serughetti)

Dopo gli interrogativi che ci ha proposto l'amica Elena,che ringrazio vivamente della collaborazione,vediamo infatti come nuovi reperti fossili continuino a 'retrodatare'la presenza dell'u.a.m sulla terra.Nel luglio 2002 comparve sulla rivista "Hera"questa notizia.:

10 Luglio 2002 "Toumai:l' antenato più antico dell'uomo?"

"Un cranio dalle sembianze umane è stato recentemente disseppellito nel deserto del Ciad da un team internazionale e si crede risalga a sette milioni di anni fa. "Sapevo che l'avrei trovato … l'ho cercato per 25 anni", ha dichiarato Michel Brunet dell'Università di Poitiers, in Francia. Gli scienziati sostengono che sia la scoperta più importante nella ricerca delle origini dell'umanità da quando i primi resti di un australopiteco, l'"uomo-scimmia", vennero trovati in Africa negli anni venti. Il cranio recentemente scoperto dovrebbe porre fine ad ogni ipotesi che ci sia qualche altro "passaggio mancante" tra gli uomini e le scimmie.

L'analisi dell'antico ritrovamento non è ancora completa, ma è già chiaro che mostra una apparentemente enigmatica combinazione di caratteristiche antiche e moderne. Henry Gee, editore della rivista scientifica Nature, sostiene che il fossile ha chiarito quanto confuso sia stato il processo di evoluzione: "Ci mostra che l'evoluzione dagli antichi ominidi a ciò che siamo oggi non è stata una progressione continua e regolare", e aggiunge: "è il più importante reperto a memoria d'uomo dai tempi degli australopitechi degli anni venti. E' sorprendente trovare un meraviglioso cranio così antico". Il teschio è così antico che proviene da un'epoca in cui le creature che sarebbero diventate gli uomini moderni non si erano differenziate molto dalla linea che avrebbe originato le scimmie. Il numero di questi esseri era sicuramente molto ridotto a paragone della popolazione mondiale odierna, e solo una piccolissima percentuale si sarebbe fossilizzata. Quindi, nonostante tutte le false partenze, gli esperimenti falliti e i vincitori definitivi prodotti dall'evoluzione, le testimonianze di ciò che accadde tra i dieci e i cinque milioni di anni fa sono molto scarse. Un lungo dibattito avrà inizio riguardo alla posizione che assumerà nell'incompleto e vago quadro che i ricercatori hanno tracciato a proposito delle origini della nostra specie. "Un ritrovamento come questo mette a dura prova gli alberi genealogici dell'evoluzione umana", ha rivelato Chris Stringer del museo di storia naturale di Londra. Il Sahelanthropus tchadensis, come è stato nominato il reperto, potrebbe essere sia un antenato dell'uomo, sia un membro di un ramo collaterale del nostro albero genealogico. I ricercatori credono si tratti di un maschio, ma anche ciò non è chiaro al 100%. "Lo considerano un individuo di sesso maschile basandosi sulla marcata arcata sopraccigliare, ma è ugualmente possibile che si tratti di una femmina", ha dichiarato il professor Stringer".

 

Di seguito,la tavola sinottica dell'evoluzione terrestre come ufficialmente riconosciuta.

ERA

PERIODO

EPOCA

Milioni a.f.

 

  Olocene 0,01  
 

Quaternario

Pleistocene 1,8  
    Pliocene 5 Continenti attuali; praterie

CENOZOICO

Neogene

Miocene 23 10: Rift Valley; 7: Ominidi

(età dei mammiferi)

  Oligocene 36 Stagioni, raffr. clima, savane
 

Paleogene

Eocene 56 Primati; balene e delfini
    Paleocene 65 Radiaz. mammiferi e uccelli
    Superiore 95  
 

Cretaceo

Inferiore 140 Piante con fiori
    Superiore 150 Lucertole e serpenti; uccelli

MESOZOICO

Giurassico

Medio 180  

(età dei rettili)

  Inferiore 205 Teleostei (i pesci + comuni)
    Superiore 230 Coccodrilli; mammiferi
 

Triassico

Medio 240 Dinosauri. Clima tropicale
    Inferiore 250 Anfibi moderni. Pangea
    Superiore 260 Cinodonti (rettili-mammiferi)
 

Permiano

Inferiore 290  
 

 

Carbonifero

Superiore 320 Amnioti (rettili; poi uccelli e mammiferi:uova sulla terraf.)
    Inferiore 355 Grandi foreste di conifere
 

 

Devoniano

Superiore 375 Tetrapodi (vertebrati: conquista della terraferma)

PALEOZOICO

(età dei pesci)

Medio 385 Piante terrestri; ragni,insetti
    Inferiore 410  
 

Siluriano

  440  
    Superiore 460 Pesci con mandibole mobili
 

Ordoviciano

Inferiore 510  
    Superiore 520 Pesci agnati
 

Cambriano

Medio 525 Fauna di Burgess Shale
    Inferiore 570 Fauna di Chengjiang;

da 530: trilobiti

    Neoproterozoico 1000 Eucarioti pluricel. (alghe); da 630: invertebrati (Ediacara)
 

Proterozoico

Mesoproterozoico 1600 Eucarioti unicel. (alghe)
    Paleoproterozoico 2500 Affermazione batteri aerobi

PRECAMBRIANO

  Superiore 3000  
 

 

Archeano

Medio 3500 Stromatoliti (alghe azzurre: procarioti)
    Inferiore 4000 Formaz. crosta terrestre; archeobatteri (procarioti)
 

Adeano

  4800 Formazione Terra

 

Milioni a. fa

Periodo

Epoca

Ambiente

Evoluz. Primati

0,01 – oggi

 

Olocene

   

1,8 – 0,01

QUATERNARIO

Pleistocene

Glaciazioni periodiche HOMO

5 – 1,8

 

Pliocene

Continenti attuali OMINIDI

 

23 – 5

 

NEOGENE

 

Miocene

Inaridimento clima, savane in Africa, genesi Alpi Diffusione ANTROPOMORFE

35 – 23

 

Oligocene

Raffreddamento clima:foreste + a sud S. ANTROPOIDI

55 – 35

PALEOGENE

Eocene

Scissione Nordamerica/Eurasia PROSCIMMIE

66 – 55

 

Paleocene

Sviluppo foreste PRIMATI (piccoli, simili ai roditori)

 

70 – 66

CRETACEO superiore

(Mesozoico)

  Pangea divisa in Gondwana e Laurasia. Clima caldo e uniforme

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Oggetti fuori posto:

Numerose sono le  testimonianze-sottoforma di reperti- che  sono stati ritrovati e che ,non rientrando nel 'modello preconcetto,vengono ignorati o addirittura distrutti.Ne parlano esaurientemente M.Cremo e R.Thompson nel loro poderoso volume "Archeologia Proibita",ma non solo loro, i quali affermano nel libro che:"Non si intende dire che esista un complotto per ingannare il pubblico,ma ormai è un normale procedimento sociale di "filtraggio della conoscenza",e questo è  profondamente ingiusto nei confronti delle nostre origini e della nostra storia".

Da parte mia, mi limito ad osservare i molti particolari che ancora sfuggono ad una risposta, pensando comunque che la sola scienza non riesce a spiegare ogni cosa e ogni fenomeno, e che non è corretto ignorarla come se non esistesse. Lungi dal 'fasciarmi la testa'in rigidi preconcetti sia in senso accademico che 'alternativo', mi sembra doveroso quanto meno espandere le conoscenze umane,per cercare  di fare 'ordine',per non perderci in speculazioni che a nulla porterebbero, e vediamo di conoscere 'meglio'di quali reperti si tratta e quale importanza rivestono ai fini della nostra ricerca. Darwin stesso - nel suo studio riportato in "L'Origine delle specie"-in chiusura affermava  che 'un giorno sarà fatta luce sulle origini dell'uomo e sulla sua storia'. Nel  suo lavoro"La discesa dell'uomo'egli  affermava -comunque- che l'uomo era l'evoluzione di un 'quadrupede peloso e munito di coda',però a questa supposizione manca un componente fondamentale: l'anello mancante tra la scimmia(diciamolo pure) e noi, ovvero l'Uomo anatomicamente moderno, che chiameremo - d'ora in avanti uam. Può essere vero che l'uam comparve molto tempo prima di quanto dice la storia ufficiale? E che aveva già scoperto cose che solo in tempi recenti noi avremmo, quindi,' riscoperto'? Sempre nuove Ricerche e Scoperte, in effetti, ci pongono davanti a nuovi interrogativi e spesso a nuovi scenari. 

 

Premettendo che ciascuno dei reperti sotto elencati li ho potuti reperire esclusivamente attraverso testi di lettura, vediamone una piccola carrellata, di quelli che vengono denominati "oggetti fuori tempo"- in inglese  "Out Of Place Artifact" - così chiamati perchè non avrebbero dovuto esistere all'epoca in cui vengono fatti risalire! Dato che sono moltissimi gli studiosi preposti a confutare qualsivoglia reperto 'anacronistico',noi qui cercheremo di riflettere di fronte agli stessi e a prendere atto che essi esistono.Con il massimo rispetto per chiunque affronti la Ricerca delle Origini con serietà e impegno e ,soprattutto, disinteressatamente.

Pestello con mortaio in pietra,trovato a oltre 60 metri sotto la superficie e sotto uno strato di lava solidificata.Fu trovato da J.H.Neale,sovrintendente della Montezuma Tunnel Company nel Table Mountaine di Tuolumne,California.Il pezzo fu rinvenuto in un tunnel ORIZZONTALE  che penetrava all'interno di giacimenti del Terziario(33-55 milioni di aa. fa).Fu escluso che il pestello avesse potuto cadere dall'alto. In una  miniera della stessa zona fu ritrovato anche un pezzo di cranio umano fossilizzato e nello stesso Tavoliere,furono molti altri i reperti 'anomali'rinvenuti.

Incavo rettangolare lungo circa 4 cm e largo circa 1,5 cm ritrovato all'interno di un blocco di marmo proveniente da una cava a 12 miglia nord-ovest di Philadelphia.Il blocco fu estratto da una profondità di 18-20 metri e la notizia fu pubblicata nel 1831 sull'American Journal of Science. La caratteristica è che il pezzo sembra recare incisi segni alfabetici fatti da mani umane intelligenti.

Impronta di suola di scarpa? Il dr.W.H.Ballou,nel 1922,l'ha osservata come parte integrante di una roccia che fu datata al Triassico,almeno a  5 milioni di anni fa! E'mancante della parte anteriore ma si possono notarne almeno 2/3 e anche una cucitura di filo che doveva unire suola e tomaia. (notare che oggi il Periodo Triassico si colloca a 213-248 mln di aa.fa).Esistono studi approfonditi del caso.

Sfera metallica ritrovata in  un deposito minerale del periodo Precambriano,datato oltre 2,8 miliardi di anni fa, in Sud Africa,che presenta tre chiare scanalature che corrono parallele attorno al suo equatore. Verrebbe spontaneo chiedersi:chi ha 'modellato'la sfera? Chi ha creato le linee parallele?Appare inverosimile un'azione naturale.Sfere di questo tipo vengono rinveute spesso dai minatori in quella zona.Alcune sono di solido metallo bluastro con chiazze bianche; altre sono a forma di palla cava con un centro bianco e spugnoso. Sono tuttora un mistero per gli archeologi.Alcune di esse sono conservate nei musei.Esse sono state trovate nella pirifilite,che è un minerale secondario abbastanza tenero che si è formato per sedimentazione circa 2,800 miliardi di anni fa,eppure le sfere sono talmente dure che non le scalfisce nemmeno l'acciaio.La  durezza di un minerale viene misurata secondo la scala di Moh,che la ideò:egli attribuì al talco il valore più basso=1 e al diamante quello più alto=10.La pirifilite ha durezza=3,quindi si osservi la discrepanza.Fu detto che queste sfere erano 'concrezioni di limonite',che però generalmente si ritrovano in gruppi come bolle di sapone unite insieme,ma questo elemento ha durezza=4 max 5,5,mentre le sfere sono assai più dure.

Petroglifo1.jpg (21461 byte) Petroglifo ritratto da chi? E cosa rappresenta? Ha tutta l'aria di essere un tirannosauro eretto sulle zampe posteriori e fu ritrovato nel 1924 dalla spedizione scientifica Dohenny nel Canyon Havai Supai,Arizona.E'molto antica perchè è stata ritrovata con una patina ferruginosa che negli anni si è accumulata sulla superficie della roccia,nei solchi del glifo e attorno allo stesso(ciò richiede un lasso di tempo molto lungo).La curiosità è che i dinosauri si estinsero,in quella zona,più di dodici milioni di anni fa,a che epoca risale,quindi,questa incisione?Un'altra incisione ritrovata in Arizona,rappresenta un gigante che viene attaccato o attacca un mammuth.Chi erano questi giganti?

Non certo figure mitiche:qui accanto vediamo,ad esempio, come questo femore doveva appartenere ad un essere umano alto-da stima effettuata- ben 5,8 metri!Di storie sui giganti che popolarono un tempo la terra ne troviamo in vari testi e, non dimentichiamolo, nella Bibbia.Per ulteriore approfondimento relativo a questo specifico argomento, troverete chiare notizie al link http://dariosoldani.interfree.it/giganti/giganti.htm

Questi 'pezzi'costituirebbero una delle prove ulteriori che in epoche remote l'uomo visse accanto ai dinosauri o  comunque, a creature mostruose e che oggi riteniamo fantastiche. Fanno parte del cosidetto 'Mistero di Acambaro',una località del Messico meridionale.Fu lo studioso autodidatta Waldemar Julsrud che raccolse-ad opera del suo cameriere Odilon Tinajero-oltre 32.000 statuette,rappresentanti vari manufatti:pipe,rettili,figure umane dai lineamenti diversi(indiani,ma anche polinesiani,europoidi,negrodi,ecc.)ma anche animali 'impossibili':dromedario americano ad una gobba(che era tipico dell'Era glaciale),un tipo particolare di cavallo,che non somiglia ai moderni cavalli,e alcuni denti che poi, sottoposti ad analisi dal dr.George Gaylord Simpson (maggiore paleontologo del tempo, statunitense, del Museo Americano di Storia Naturale),risultarono appartenere a un Equus conversidens Owen, un cavallo estinto nell'era glaciale;rinoceronti di una specie ora estinta,scimmie giganti,come quella del Sud Africa nel Pleistocene.

La cultura che li produsse(parliamo sempre di statuette provenienti da Acambaro) è ancora avvolta in un certo mistero.Sicuramente è più antica di quelle note del Sudamerica,ed erano in grado di produrre vasellame e ceramiche che,da una tipologia rozza e  semplice,passa ad un netto livello superiore.La datazione dei reperti testabili con il radiocarbonio(che poi si è rivelato inefficace)dette i seguenti risultati:l'epoca si collocherebbe intorno al 2.500 a.C.il che collegherebbe questa cultura al tempo dell'erezione della piramide di Cuilcuilco,Città del Messico.Nonostante i detrattori di Julsrud e del suo cameriere,le statuette di Acambaro costituiscono un intrigante enigma.

Questo è un vero 'rompicapo di ceramica'che proviene dalle rovine di un villaggio nei pressi dell'altopiano NAZCA,appartenuto ad una civiltà o tribù nota come 'il popolo di VICUS',che produsse una certa varietà di vasi dalle forme di uccelli,animali,pesci ed esseri umani. Un popolo semplice,che si dedicava alla tessitura e al vasellame ma questo oggetto cosa poteva loro servire? E'lungo 20 cm e rappresenta un rullo compressore del XX secolo,completo di tubo di scappamento nella parte anteriore e di cabina in quella posteriore,con tanto di guidatore seduto ai comandi! Il tutto, per una cultura che ignorava la ruota, è davvero sconcertante! Il reperto è stato autenticato dal più autorevole museo di Arte Pre-Colombiana negli Stai Uniti e datato con certezza a non più tardi del 300 a.C.

Questa è la "Ruota della Medicina"del Wyoming,una costruzione preistorica a 3.000 metri slm,sui monti del Big Horn. Come vediamo,è costituita da un corpo principale che ci ricorda una ruota del diametro di ben 24 m e una circonferenza di 74 m ed è formata da migliaia di pietre accatastate in modo sommario.Un tumulo di lastre di pietra del diametro di un metro sta proprio al centro della 'ruota'e da esso dipartono 28 'raggi' che si succedono in modo irregolare.All'esterno del perimetro della circonferenza,si trovano cinque tumuli di pietra(di forma circolare tranne uno che è quadrato ed è rivolto ad est), più piccoli di quello che si trova al centro,ognuno di essi corrispondente ad un determinato 'raggio'.Gli altri 'raggi'terminano sul bordo della 'ruota'eccetto uno,che prosegue all'esterno per circa due metri e mezzo e si arresta davanti ad un sesto tumulo di pietra. Nel tumulo quadrato,poteva benissimo trovar posto una persona(inumata):è stato accertato che originariamente dovesse essere ricoperto di pietre ed è provvisto di un pertugio.La regione del Big Horn.i cui monti erano considerati sacri,fu abitata da varie popolazioni:i cheyenne,i crow,i sioux,gli arrapaho,gli shoshone.Agli inizi dell'Ottocento,gli indiani  della zona avevano 'perso'memoria degli artefici di questa 'ruota'e ne indicavano genericamente l'appartenenza agli 'uomini che non conoscevano il ferro'(quindi,sarebbe almeno 300 aa.fa,prima dell'arrivo degli Europei).Le ipotesi si sono susseguite a profusione:antichi popoli marinari che avevano raggiunto l'America,i Fenici,i Vichinghi,i Cinesi,i Celti e perfino gli Atlantidei!Qualcuno ha anche detto'antichi astronauti'e tutti hanno scartato gli indiani,ritenendoli primitivi e barbari.Invece,dopo accurate analisi,si stabilì che dovevano essere stati proprio loro!Ma a cosa poteva servire la 'Ruota'? Essa ci ricorda il simbolo del Sole,ricorrente fra gli indiani e quindi si ipotizzò che  potesse essere un rilevatore di eventi astronomici.Probabilmente aveva un palo di legno,al centro,che -una volta puntato opportunamente verso uno dei sei tumuli di pietra-consentiva di rilevare il sorgere del Sole.Gli indiani crow chiamano il megalite "tepee del sole"cioè dicono che fu costruito "prima che venisse la luce, che si interpretò come "segnare il momento del sorgere del sole". Infatti l'astronomo Jhon A.Eddy scoprì quanto indicato nella figura sopra la ruota: stando nel punto "O"(il tumulo centrale) egli osservò,al solstizio d'estate,cosa si vedeva(cosa dovevavno aver visto gli antichi ideatori!). In poche parole,mentre "O"veniva impiegato esclusivamente per eventi legati al Sole,"F"fungeva da riferimento per altri eventi.La linea ideale "F A" segnava il sorgere di Aldebaran,come "E B",mentre " F B"era orientata al sorgere di Rigel,che-insieme a Sirio-sono le stelle più luminose del cielo estivo in quella zona del mondo.I 28 raggi sarebbero spiegati sulla base che Rigel sorge un mese lunare=28 gg.dopo Aldebaran e Sirio un mese lunare dopo Rigel...Astronomi ed archeologi sono concordi nel ritenere che la ruota fu 'costruita'in tempi successivi,dopo ripetute osservazioni astronomiche.Si è stabilito che(dato che Aldebaran oggi non è più visibile ma quando fu realizzata la ruota ricopriva un ruolo per loro importante),l'epoca debba risalire tra il 1400 e il 1700 d.C. Sono state rinvenute moltissime "Ruote della medicina"nelle riserve degli indiani e quaranta solo sulle Montagne Rocciose e nelle praterie vicino alle città di Alberta e Saskatchewan,ma non reggono il confronto con quella del Wyoming,che comunque pare essere anche la più RECENTE! Possono essere opera di 'barbari'? Lo studio congiunto di archeologi ed astronomi per giungere a capire il significato della "Ruota della Medicina"ha aperto la strada alla branca della scienza che va sotto il nome di Archeoastronomia,che la scienza ufficiale stenta ancora a riconoscere.

Ecco delle curiosissime figurine umanoidi di terracotta,chiamate "Dogu",della cultura Jomon che le produsse nell'antico Giappone.Sono alte tra i 7 e i 30 cm.Da esami al radiocarbonio vengono datate tra 3.000 e 10.000 aa.fa.Ne sono state ritrovate oltre tremila e ancora gli studiosi non sanno dire con certezza cosa rappresentino:divinità o tute spaziali? Le figurine sono diverse tra loro:alcune presentano grandi 'lenti'tondeggianti,che non sembrano proprio occhi umani...altri hanno una sola 'lente',altri ancora non hanno la 'visiera' e dietro quella specie di 'casco'rivelano due occhi umanoidi.Lo studioso Greene segnala che alcune sono provviste di 'filtri'attorno alla bocca e alle guance che farebbero pensare ai moderni dispositivi che consentono agli astronauti di parlare e respirare una volta atterrati.In talune non si vedono nè mani nè piedi:semplici 'tute' o scafandri? Stupisce che gli Jomon,considerati un popolo primitivo,avessero prodotto tali accurati manufatti e che rimasero invariati per circa seimila anni;accanto a questo particolare tipo di figurine,venivano prodotte anche figure umane 'normali';perchè queste avrebbero dovuto essere tanto 'diverse'? Frammenti di ceramiche Jomon sono stati ritrovati nel lontano Ecuador,e datati a oltre tremila aa. fa:come sono arrivate fin là? La mitologia Giapponese è ricca di riferimenti a delle entità,chiamate kappas,divinità malvagie ma che avevano anche apportato insegnamenti nel campo dell'agricoltura,della tessitura e insegnato a modellare la ceramica.Queste entità erano capaci di vivere sott'acqua e potevano afferrare una persona repentinamente ed annegarla sott'acqua.Sarà solo una coincidenza che al largo delle coste Giapponesi sia stata rinvenuta una struttura sommersa,forse vestigia dell'antica Lemuria? Ma le coincidenze non si fermano qui: i Dogon del Mali(Africa) hanno un mito molto simile a quello dei kappas:si narra che 5.000 aa. fa essi vennero in contatto con esseri dall'aspetto di pesci chiamati nommo che provenivano da una nana prossima a Sirio,di cui gli studiosi hanno saputo dell'esistenza solo in tempo recenti(1862).In Giappone,il nome Dogon è quello di una sorgente d'acqua calda.La tradizione di entità-pesce è presente soa nei culti babilonesi,che in quella dei re-merovingi di Francia e riportano quasi invariabilmente ad esseri con una macchia priva di peli sulla testa.

Per restare in 'tema'extraterrestre...ecco il notissimo "Astronauta di Kiev",così denominato da Peter Kolosimo per l'abbigliamento caratteristico dei cosmonauti o dei palombari.La statuetta  è in oro,è dotata di un casco che ricopre interamente il capo,fino al collo,dove si osserva una sorta di 'giuntura';la 'tuta'parrebbe trapuntata,divisa alla vita da una fascia e alle mani indossa dei ...guanti.Viene attribuito alla cultura Sciita (gruppo di tribù nomadi di origine iranica stanziatisi, tra il II ed il I sec. a.C., nella Russia meridionale).

 

"Al  Museo  Egizio  del  Cairo si trova un reperto sconvolgente. Per molto  tempo  fu creduto una riproduzione di  un uccello e venne catalogato con il n°6347.Trovato nel 1898 in una tomba a Sakkara,solamente nel 1969 il dottor Khalil Messiha si accorse che l'animale era senza gambe, aveva strane ali e una cosa  insolita,  posta  verticalmente.Gli studiosi allora  lo esaminarono in modo approfondito e scoprirono che si trattava di un modello  di  aliante  pesante solo 39,12 grammi.Il muso di 3,2 cm e  la fusoliera sono modellati tenendo conto  dell'aereodinamica. Le ali misurano 18 cm e sono leggermente curve, progettate in modo  da  creare  un  vuoto  di  portanza  nella parte  superiore.Il corpo  è  lungo  14 cm  e  il piano della coda è rialzato. Le misure sono ideali per garantire il volo. La scritta "Pa-Diemen", che lo identifica, significa dono   di   Amon, il  signore  del  soffio  d'aria . Il  ministro  della  cultura   egiziano Mohamed  Gamal  El-Din  Moukhar  nominò  nel  1971  un   gruppo  di  esperti   per esaminare la sensazionale scoperta.L'anno successivo fu inaugurata al Museo Egizio delle  Antichità  la  prima  mostra  di  aereoplanini  dell'antico  Egitto ,  con  ben  14 esemplari."

Ed ecco la "ricostruzione dell'esemplare rinvenuto a Saqquara e realizzata dall'Ancient Astronauts Society,di E.Von Daniken.La ricosotruzione è il frutto di approfonditi studi aerodinamici condotti sull'oggetto originale,custodito nei magazzini del Museo Egizio del Cairo".

 

Il 'Papiro Tulli' fu individuato nel 1934 nel
negozio di un antiquario, dal professor Alberto Tulli (allora direttore
del Pontificio Museo Egizio Vaticano), durante un suo viaggio di
studio, in Egitto, effettuato con il fratello, Monsignor Augusto Tulli.
La complessa e alterna vicenda del papiro incuriosisce perchè nel testo del papiro pare venga riportata la storia di una prodigiosa vicenda, cioè
 una serie di strani avvistamenti di misteriosi oggetti nel cielo,
cui avrebbero assistito il Faraone Thuthmosis llI (1504- l450, circa a.
C.) e molti dei suoi sudditi. Il mistero si infittisce poichè il documento
reca la presenza di alcune cancellature in punti chiave del testo, che rendevano nebuloso il suo significato, ma che lo proiettano tra quei reperti meritevoli di approfondimento e considerazione.

NEWS:nei mesi scorsi è stata pubblicata una ricerca che smentisce le 'anomalie' riscontrate nel suddetto Papiro,che in realtà sarebbe un falso ben fatto! Tutta la vicenda del 'mistero svelato' al link: http://www.egittologia.net/content/scheda_art.aspx?id_art=479

 

Scultura di argilla di oltre 3.000 aa. fa,questo reperto è stato battezzato'navicella di Toprakkale',località dove fu rinvenuta, in Turchia. E'lunga 22 cm e ha molta somiglianza con gli Shuttle,con tanto di ugelli di scarico posteriori ed ha anche un pilota seduto in cabina! Non ha testa,che è andata distrutta,ma porta chiramente una tuta,dei tubi di respirazione posti sulla zona pettorale e stivali ai piedi! E'conservato presso il Museo Archeologico Topkapi di Istambul,che non l'ha mia esposta per mancanza di 'dati identificativi'.

Questo sarebbe un flauto,conservato presso il Museo de Young di San Francisco ma come non notare la somiglianza con un Hovercraft di tipo GEM,ovvero Ground Effect Machine(macchine effetto suolo con pilota,nel riquadro)?E'lungo circa 30 cm,fu rinvenuto a Vera Cruz, Messico.Può essere associato alla figura sotto

Reperto2.1.jpg (27394 byte) che rappresenta una statua con occhiali(!)della cultura Totonaca del Messico(circa 700 d.C.) che occupò l'area di Vera Cruz.Le statuette richiamano quelle viste poco sopra,i DOGU.

Questa è la "Lastra di Palenque",Messico,in cui si vede un uomo seduto sopra una sorta di 'congegno'da cui sembrano sprigionarsi delle fiamme.Cosa starà manovrando?

Ecco la porzione principale del 'Meccanismo di Antikytera',un reperto anacronistico ritrovato da pescatori nel 1900 nel Mar Egeo,insieme a statue,anfore,che si trovavano alla profondità di circa settanta metri,in un relitto che giaceva sul fondale.Fortuna volle che,se anche  incrostato e apparentemente privo di alcun valore,fosse tenuto e successivamente studiato da Derek de Solla Price,della Yale University e quindi anche dall'archeologo Valerois Stais e dagli epigrafisti Merrit e Stamires.Rappresenta un enigma perchè è costituito da un complesso meccanismo,riportante alcune iscrizioni riferentesi al 'Calendario di Rodi'(77 a.C.).E'costituito da un treno di ingranaggi in bronzo a denti triangolari,racchiusi in un contenitore di legno che fungeva da telaio,sul quale erano fissati i quadratini anteriori e posteriori.Il complesso rotismo era azionato da una manovella e veniva usato come strumento per navigare e per le osservazioni astronomiche.La cosa importante è che per ri-trovare un meccanismo di questo tipo occorreranno molti secoli,fino al 1575,quando venne inventato il rotismo differenziale! Il reperto è 'conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Atene.

Pila di Bagdad:a sinistra, in sezione e, a destra, integra.Costituita da un cilindretto ricavato da un foglio di rame di 1 cm di diametro e 4 cm di lunghezza,la pila ha bordi saldati con lega di piombo e stagno in rapporto 60/40.Alla sua estremità inferiore era fissato un disco di rame ricoperto di pece o bitume per fare da isolante dall'elettrodo,che era costituito da una bacchetta di ferro sistemata su un tappo di asfalto conficcato in cima al cilindretto di rame.L'elettrodo è sconosciuto,non essendo stata rintracciata alcuna sostanza,ma doveva riempire lo spazio tra la bacchetta di ferro e le pareti del cilindretto di rame. Qui vediamo le parti di cui è costituita,conservate al Museo di Bagdad.Viene fatta risalire al 200 d.C. e fu ritrovata nel 1938 da un archeologo tedesco(Wilheilm Konig)presso una collina vicino a Bagdad.Era parte dei resti di un villaggio partico e sembrava una batteria a secco.L'archeologo scoprì,con ricerche seguenti,che poco distante erano stati rinvenuti 4 oggetti simili a bacchette e che potevano fungere da sbarre collettrici.Scoprì anche che a Berlino si conservavano altri 10 esemplari come quello da lui ritrovato! Un esperto di elettronica si offrì di replicare le 'pile',usando solfato di rame come elettrolito e si accorse che il principio era funzionante(oggi è conservato nel Berkshire Museum di Pittsfield).

A lato,il dr.Volterri (autore dell'articolo da cui ho tratto le fotografie,"Luce dal passato"apparso su "Hera"n.15-Marzo 2001)mostra come ha realizzato 'duplicati'di Pile di Bagdad usando come elettrolita aceto ed acido citrico(comune succo di limone!): ha ottenuto una tensione  di 1,2 volts. E'ipotizzabile che,messe in serie,le pile dei Parti potessero rendere possibile una 'galvanostegia'(per 'placcare',magari,alcuni manufatti metallici che sono ricoperti da un sottilissimo strato d'oro).

Mistero anche attorno a questa costruzione:è un obelisco di Axum,in Etiopia. esso è intagliato in un solo pezzo,ve ne sono molti altri naturalmente.Hanno un'altezza di 20 m ed una base di 1-1,5 m,pesanti circa 300 tonnellate.Come si vede,presentano delle 'finestre',delle "aperture" per una decina di 'piani'ma come hanno potuto essere incise nel duro granito senza mezzi meccanici e con quella precisione?E perchè fare tanta fatica? Scavi portati avanti fin dal 1954 da un'equipe franco-etiopica hanno stabilito che la città di Axum risale almeno al 500 a.C. Lo stile di questi obelischi assomiglia a quelli presenti nello Yemen(elevati e muniti di 'finestre'), che secondo la maggior parte degli archeologi sarebbe la patria della leggendaria regina di Saba, che da qui avrebbe mosso per recarsi dal re saggio Salomone a Gerusalemme,circa 3.000 aa. fa. Il folclore locale etiopico racconta come-ancora PRIMA di tale data-gli indigeni fossero in grado di far 'bollire'la roccia per ammorbidirla e renderla malleabile.In tal modo, gli obelischi in pietra che vediamo sarebbero stati forgiati all'interno di enormi intelaiature di legno e poi issati in posizione verticale;quando la pietra si solidificò, le intelaiature vennero rimosse.Questa teoria non trova alcun credito e nessun viaggiatore antico menziona la presenza di tali costruzioni.Perchè? Ne veniamo a conoscenza,per la prima volta,tramite J.Bruce di Kinnard che, nel 1790, pubblicò cinque volumi dei suoi viaggi e fece conoscere al grande pubblico molte cose straordinarie.Ma fu oggetto di scherno e ancora oggi non lo conosce quasi nessuno.Bisogna attendere il 1814 perchè la sua descrizione potesse trovare conferme e precisamente tramite Henry Salt,allora inviato del governo Britannico in Etiopia.Da quel momento, i monoliti divennero oggetto di misurazioni,di studi,fotografie,ma ancora non si conosce chi,quando e perchè li abbia eretti.Si suppone possano essere monumenti funerari,eretti sopra le tombe,si è anche supposto potessero essere collegati all'Egitto,ma mancano di iscrizioni.Sono state ritrovate tracce di una placca metallica all'apice,che reca simboli di stelle,del sole e della luna.Certamente,come altre culture sparse per il mondo,anche quella degli obelischi di Axum voleva realizzare l'unione del Cielo con la Terra.

 

-Bisogna tornare al 1937/38 e andare in Cina,nella provincia di Qinghai. Nelle montagne del BAYAN-KARA-ULA, l'archeologo Chin Pu-Tei ritrova delle caverne contenenti scheletri minuti,gracili e con la testa enormemente sviluppata, nessun indizio eccetto 716 dischi di pietra con bizzarre iscrizioni geroglifiche disposte a spirale. Nel 1947, uno scienziato britannico, Karyl Robin -Evans sostenne di aver raggiunto le montagne sopracitate e di avervi trovato un centinaio di persone,note con il nome di DOZPA, alte in media 120 cm; visse con loro per circa sei mesi, ne imparò la lingua e gli usi e venne così a sapere che erano o si ritenevano "originari"di un pianeta nel sistema stellare di SIRIO( dopo la collisione su quell'area montuosa molto tempo prima, i superstiti si sarebbero adattati a vivere sul nostro pianeta selvaggio).Con un piccolo salto nel tempo, si arriva al 1960.Il prof.Tsum Um Nuj riesce a tradurre parzialmente le iscrizioni presenti sui dischi ,ne resta sconcertato e cerca di pubblicare i suoi studi ma viene bloccata l'operazione a causa del suo contenuto:le iscrizioni sui dischi,infatti, avrebbero narrato l'"INCIDENTE"occorso ad una navicella aliena su quelle montagne 12.000 anni fa!Riesce comunque a far uscire la pubblicazione, che viene derisa e giudicata senza senso e il professore viene deriso da tutti.Decide di emigrare in Giappone, dove termina l'ultimo manoscritto al riguardo e muore senza che nessuno,ora,sappia dove sia sepolto e dove siano le sue pubblicazioni.Va ricordato che in quella provincia,la popolazione NARRA di questa leggenda aliena e temono che gli esseri "discesi"dallo spazio possano tornare.Facciamo un altro piccolo salto nel tempo:siamo nel 1974.E'l'ultima volta che qualcuno vede i dischi(erano finiti in vari musei,nel frattempo). E' E.Wegerer, che riesce (aiutato dalla allora direttrice del museo, probabilmente)a fotografarne 2 al museo Bompo di Xi an: pesano circa 1 Kg, hanno 30 cm di diametro, con un foro centrale; in parte sono  sbriciolati.Il periodo non è dei migliori:dal 1966 al '76-infatti-la rivoluzione culturale incombe sulla Cina.

Altro "salto":siamo nel 1994.H.Hausdorf inizia ad interessarsi alla faccenda della quale è venuto a conoscenza e si reca al museo Bompo.Stavolta vi è un direttore che gli spiega che i dischi e la ex-direttrice sono spariti senza lasciare traccia. Tutto può essere relegato alla leggenda? Fantascienza? Eppure, nel nov.1995, l'agenzia Associated Press ha riferito che proprio su quelle montagne era stata scoperta una comunità di 120 gnomi, il più alto dei quali misurava 120 cm e il più basso 72 cm. Da internet sono venuta a sapere che il governo ha "deportato"in tempi recenti questo popolo,forse relegando lontano dagli occhi di tutti la loro presenza e non se ne sa più nulla!!Il villaggio si chiama Huilong e dista poche centinaia di Km dalle montagne del Bayan-Kara-Ula. Alcuni scienziati hanno tentato di spiegare la bassa statura con un'alta concentrazione di mercurio presente nel suolo e che per generazioni sarebbe stato assunto attraverso l'acqua.Ma è stata smentita poichè il mercurio è un veleno che può essere mortale ma non dà modificazioni sul DNA.

 

Nel Michigan furono ritrovate nel 1896 tre statue,un gruppo familiare-padre,madre e figlioletto-del peso totale di 400 Kg.Accanto, una tavoletta definita "Pietra di Newberry",da colui che la scoprì,ed è mostrata in foto. Essa ha le misure di 45 x61 cm,da un lato è suddivisa in 144 quadratini ognuno con un simbolo indecifrabile(somiglianza con i geroglifici egizi e alle lettere dell'alfabeto greco).Dopo il ritrovamento, il manufatto venne esposto in loco,fotografato e poi messo in un magazzino, dove si rovinò irreparabilmente e anche le istantanee vennero presto smarrite.Esiste SOLO UN CALCO SU CARTA CARBONE del ritrovamento e -su un giornale dell'epoca-LA FOTO. Quindi si è potuto sapere che:

la madre è nuda e gravida(simbolo della fertilità),il bambino è uguale al padre.I resti dei reperti sono al FORT DE BUADE MUSEUM a St.Ignace-Michigan:c'è la testa e il torso dell'uomo,il capo della donna,mentre la tavoletta in pietra è in frammenti.PRIMA DOMANDA':che origine hanno tali manufatti?Perchè vennmero ritrovati nel Michigan?

Il messaggio sulla tavoletta è vergato in forma di "quadrato magico",forse un auspicio agricolo dedicato alla semina.E' inciso in simboli che qualcuno ha visto 'simili' a quelli dell'iscrizione del DISCO DI FESTOS (trovato a Creta nel 1908).

Seconda domanda:perchè è stata ritrovata lì, accanto al gruppo statuario? L'esemplare che più sembra avvicinarsi a questo ritrovamento è il "Dio della Falce",appartenente alla cultura di TISZA di SZEGVAR,Ungheria.Questa era un'antica popolazione atttiva nel 4000 a.C.Però la giornalista Betty Sadders,ha scoperto che nel 1975 nel numero di marzo a pag.36 della rivista "Smithsonian"vi era la foto di una statua il cui volto ERA IDENTICO a quello della madre/dea ritrovata nel Michigan.Essa era venuta alla luce nel 1946 in Jugoslavia ed era attribuita ad una cultura precedente a quella dei TISZA,fiorita probabilmente addirittura nell'8000 a.C.ed era ancora presente nel 500 d.C.La loro antica scrittura ERA IDENTICA a quella sulla tavoletta di Newberry.Terza domanda:in un passato remoto,"qualcuno"attraversò l'oceano approdando sulle coste nordamericane?Recentemente,antropologi americani avrebbero proprio sostenuto questa possibilità;che popoli preistorici avessero già raggiunto l'America.Questo non farebbe che avvallare quanto abbiamo riportato anche in altre sezioni.

Un'altra sfera,dopo quella vista all'inizio,è protagonista di questo straordinario dipinto di Bonaventura Salimbeni(1567-1613) dal titolo"Glorificazione dell'Eucaristia",conservato nella Chiesa di Montalcino,in prov.di Siena(non aperta comunemente al pubblico).Colpisce per la presenza delle due 'antenne',per il dispositivo corto in basso a sinistra(che sembra un tubo cilindrico,e costituito forse da due dischi)e per i riflessi metallici,oltre che per linee all'equatore. Ricorda più un satellite Sputnik che un globo terracqueo! Cosa vide l'autore in realtà,che fece poi 'rientrare nel dipinto in questione quale simbolo della potenza divina?Ricordate che anche le sfere viste prima venivano descritte di 'solido metallo bluastro'? Che strana coincidenza!

Dipinti che recano la presenza di globi o sfere se ne contano davvero moltissimi.

Sulla "Gazzetta Cittadina"di Basilea  del 7 agosto 1566 comparve questa illustrazione che veniva accompagnata da uno strano racconto,ad opera del cronista Samuel Coccius, che descriveva grandi sfere nere che si muovevano davanti al sole molto velocemente,mentre alcune di esse divenivano rosse ed infuocate.

Alieni degli Urali

Piccoli esseri terrestri sconosciuti o creature aliene?(segnalato da WARP,alias Lucio Deplano)


La creatura degli Urali

Secondo un rapporto pubblicato dall'associazione Georgiana GUFORA (dalla Repubblica della Georgia caucasica) un corpo alieno è stato rinvenuto dal servizio di sicurezza russo nel 1996. Una donna anziana dal villaggio di Kashtim localita' dei monti Urali, in base al loro rapporto , ha trovato una piccola creatura morente sulla strada. Ha pensato che fosse un bambino deforme abbandonato e portatolo a casa sua lo ha nutrito e curato.
Dopo due settimane, la donna ammalata è stata ricoverata in ospedale. La creatura rimasta a casa da sola... e morta. Qualcuno nell'ospedalese dopo aver sentito il racconto ha avvertito il reparto della polizia di Kashtim che entrato in casa della donna ha trovato il corpo il 13 agosto 1996. Seguendo la procedura standard il corpicino e' stato filmato dalla polizia ed e' stata controllata un'eventuale emissione di radiazioni anomala tramite contatore Geiger.Le dimensioni erano di appena 20 Cm ed il peso (stimato della creatura viva)era approssimativamente di 1/2 Kg
Inutile dire che l'esserino e' stato requisito dal Servizio di Sicurezza Nazionale(Ex KGB)


La creatura di Portorico.

Dal resoconto di Jorge Martin noto ufologo e ricercatore di Portorico nel 1979 un'essere fu ucciso dal giovane Jose Luis Chino Zayas, in una caverna vicino " al Tetas de Cayey " misteriosi picchi gemelli di un gruppo di colline della zona. Jose' e l'amico Pablo stavano esplorando i pendii della collina quando un grupppo di piccole creature cerco' di afferrarlo per un piede.Terrorizzato afferro' un bastone e fracasso' il cranio di una creatura uccidendola e mettendo in fuga le altre.Raccolto l'essere i due scapparono ed una volta a casa misero l'essere in contenitore pieno di alcool poi lo portarono da Wito Morales impresario di pompe funebri che lo mise in un barattolo contenente formalina per evitare la decomposizione.Il barattolo era in custodia di Osvaldo Santiago ufficiale della Polizia locale che dopo aver indagato sul fatto lo aveva trattenuto come prova della sua indagine ufficiale.
In molti pensavano che la creatura potesse essere un feto abortito o il cadavere di un Uistiti piccola scimmia locale ma la creatura assomigliava ad un uomo anziano in miniatura.Il chimico Calixto Perez
dell'universita'di Portorico ha dichiarato che a suo parere la creatura non somiglia a nessuno dei feti di neonati che aveva visto all'universita' a diversi stadi di sviluppo e l'assenza di naso e orecchie(di tipo umano) nonche' la sproporzione tra testa e corpo lo portava a pensare a qualcosa di extraterrestre
Oltre alla testa sproporzionata rispetto al corpo aveva occhi a mandorla grandi e incavati un naso piccolissimocon due narici bocca senza labbra ne' denti,due piccoli orifizi uditivi .braccia molto lunghe con mani palmate a quatttro dita terminanti con unghie o artigli,pelle lucida verdastra.La sorella di Chino aggiunse che vide l'essere appena ucciso ed aveva orecchie a punta una peluria biondo biancastra ai lati della testa che era calva con occhi trasparenti bianco cristallini e pupilla verticali come quelle di un gatto.I piedi sembravano pinne con quattro dita che terminavano con piccoli artigli.
Il dettagli degli occhi puo' far pensare ad un'essere sotterraneo adattatosi all'oscurita' dove la pigmentazione sia del corpo che oculare non serve a proteggerlo dalle radiazioni solari con pupilla a vista notturna.
L'area di Tetas de Cavey e' famosa perche' in molti sanno che sotto le due montagne ci sono grotte una piccola ed una grande con cunicoli e gallerie e non era la prima volta che qualcuno vedeva queste piccole creature.Comunque per evitare equivoci, Osvaldo Santiago ,l'ufficiale di polizia restitui' a Chino il barattolo poiche' visto l'interesse suscitato se la creatura fosse sparita qualcuno avrebbe potuto pensare che lui l'avesse venduta .Ma Chino ebbe una brutta sorpresa quando uomini alti,americani di lingua hispano americana dissero di essere della NASA e presentando documenti d'identificazione federale e alcune carte (un'autorizzazione) rovistarono la casae portarono via il barattolo dicendo che avrebberoportato il corpo nel laboratorio di un museo a Ponce poi alla NASA.Chino giorni dopo inoltre fu malmenato e tentando di reagire fu colpito di striscio da un proiettile alla fronte
da uomini ben vestiti che gli chiesero della creatura e lo portarono in un luogo isolato.L'unico ad aver fatto fotografie della creatura era Rafael Baerga(pseudonimo) uomo d'affari presso il quale lavorava come impiegata Ada Zayas la moglie di Osvaldo Santiago l'ufficiale di polizia che per un certo periodo custodi' la creatura e al quale Baegra si rivolse scattando 25 immagini a colori da varie prospettive.


A mio parere nel caso della creatura trovata sugli Urali 
le proporzioni degli arti non sono equiparabili a quelle di un feto
che quando e' lungo 20 Cm li ha ancora poco definiti.Considero inoltre il fatto che in un neonato e in moltissimi animali, primati compresi sono presenti le suture craniche (fossette o fontanelle)che richiudendosi gradualmente favoriscono il raddoppio del volume cerebrale durante il primo anno di eta'(nell'uomo)e in pochi mesi negli animali domestici o nei primati.
La creatura presenta una conformazione cranica completa con ossatura saldata e forma cranica estranea a qualsiasi malformazione
congenita nota del cranio umano.

Nel caso di Portorico considerato luogo dove i misteri abbondano dagli UFO ai Chupacabras ad altri casi incredibili penso che seguire il lavoro di Jorge Martin uno dei migliori ricercatori attualmente al lavoro, presente anche sul Web, ci porti a capire come effettivamente stanno le cose laggiu'.....troppi fenomeni e creature inspiegabili......gli USA sempre dietro l'angolo a sminuire intimidire e far sparire prove o a nascondere il frutto di qualche esperimento che hanno scelto di fare proprio li'?